Demeter – Il risveglio di Dracula

Demeter – Il risveglio di Dracula

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Giunto al suo sesto lungometraggio il norvegese André Øvredal continua a essere un nome poco conosciuto alle platee cinematografiche italiane: vista la scarsa distribuzione non garantirà un’inversione di rotta Demeter – Il risveglio di Dracula, che prende spunto da un singolo capitolo del romanzo epistolare dedicato da Bram Stoker al celebre vampiro. Un lavoro interessante, anche se resta un po’ di amaro in bocca per le scelte operate nella seconda metà del film.

Verso Londra

La nave mercantile Demeter viene noleggiata a Varna, sul Mar Nero, per trasportare in Inghilterra cinquanta casse di legno non contrassegnate. Il viaggio, cui si aggrega anche un medico, si palesa ben presto come un incubo: cos’è il demone che ogni notte massacra l’equipaggio? [sinossi]

“Whitby, 8 agosto.
Una delle più violente e improvvise tempeste di cui si abbia memoria si è or ora abbattuta su questa località, con conseguenze più uniche che rare. Il tempo era afoso, ma non in misura fuor dal comune per il mese d’agosto. La sera di sabato è stata splendida, e gran parte dei gitanti ieri si è messa in cammino alla volta dei Mulgrave Woods, della baia di Robin Hood, del Rig Mill, di Runswick, di Staithes e delle varie mete di escursione nei dintorni di Whitby. I vapori “Emma” e “Scarborough” facevano la spola lungo la costa, e il movimento da e per Whitby è stato eccezionale. Giornata straordinariamente bella fino al pomeriggio, quando qualcuna delle Comari che frequentano il cimitero di Eastcliff e da quell’altura vigilano l’ampia distesa marina che si domina con lo sguardo a nord e a est, ha richiamato l’attenzione sull’improvvisa comparsa di trombe marine alte nel cielo nordoccidentale. Il vento stava soffiando mite da sudovest con quella che nel gergo dei meteorologi è classificata “forza due: leggera brezza”. Il guardacoste di servizio ha fatto immediatamente rapporto, e un vecchio pescatore, che da oltre mezzo secolo continua a sorvegliare i segni del tempo dall’Eastcliff, ha previsto con tono deciso l’arrivo di una tempesta improvvisa”.
Così principia il settimo capitolo di Dracula, il romanzo con cui l’irlandese Bram Stoker rese noto al mondo il vampiro per eccellenza, il nos-feratu, non morto che può trasformarsi in tutto ciò che vuole e per vivere succhia il sangue dei mortali che incontra sul suo cammino. Come ben sa chi ha letto il volume – o si è imbattuto nelle svariate trasposizioni cinematografiche – a un certo punto il succhiasangue decide di abbandonare la sua avita dimora in Transilvania per imbarcarsi e raggiungere l’amata e desiderata Mina Harker a Londra (in Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau si parla della fittizia Wisborg, e in Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog di Wismar, che è poi il luogo che il collega espressionista scelse per girare il suo film). Il settimo capitolo è probabilmente tra tutti il più dimenticato, eccezion fatta per lo spettrale arrivo della goletta russa “Demeter”, che di fatto annuncia al lettore/spettatore che il Male è arrivato nella modernità, e non è più relegato al folklore di luoghi sperduti e per lo più disabitati.

A colmare il vuoto narrativo giunge ora Demeter – Il risveglio di Dracula, sesto lungometraggio per il cineasta norvegese André Øvredal, che da anni lavora a Hollywood. Il progetto, ambizioso e brillante, prevede di trasformare un capitolo in tutti i sensi transitorio nell’asse portante di un horror a suo modo classico, in cui un luogo liminare e da cui non si può uscire si tramuta nell’epicentro di una mattanza in piena regola. Si è in ogni caso edotti fin da subito della scarsa fortuna dell’imbarcazione, visto che la polizia rinviene i rottami sulle rive britanniche e tra esse il diario di bordo del capitano. Øvredal, che traduce in immagini la sceneggiatura di Bragi Schut Jr. e Zak Olkewicz, mantiene dunque la struttura diaristico/epistolare voluta da Stoker, per quanto il film si sviluppi com’è ovvio in una riscrittura del testo, creando – o tentando di creare, e qui risiede parte della debolezza del lavoro – una psicologia in personaggi che all’interno del romanzo non hanno peso, né reale corpo, eccezion fatta la loro natura di “morti”. Il ritrovamento della goletta, con il corpo del capitano legato al timone, non può lasciar dubbi in tal senso: lo spettatore dunque si trova di fronte a un risultato già raggiunto (la suddetta mattanza) e deve “solo” scoprire come questa tragedia si sia potuta sviluppare. Il colpevole, vale a dire Dracula, viene palesato fin da subito nel titolo italiano, mentre soggiaceva nell’ombra nell’originale The Last Voyage of the Demeter. L’ultimo viaggio del Demeter era un titolo ben più preciso, e soprattutto intelligente, perché il punto di forza del film lo si rintraccia proprio nella scelta di centellinare nella prima parte del film, la presenza dell’ingombrante signore delle tenebre.

Øvredal, uno che gli spazi claustrofobici ha già dimostrato di saperli maneggiare con una notevole cura – si pensi ad Autopsy, per esempio, ma sotto certi punti di vista anche a Scary Stories to Tell in the Dark con la stanza segreta di Sarah – si trova naturalmente a proprio agio sulla goletta russa, sa quale mistero inquietante far emergere dalle ombre, e come permettere al pubblico di percepire l’orrore incubale della notte. Dracula non ha in fin dei conti bisogno di essere visto in tutta la sua possanza, non se ne avverte la necessità: forse per questo la sua comparsa in scena in maniera definitiva come antagonista del personaggio creato ad hoc del dottor Clemens – che è riuscito a farsi ammettere a bordo solo in modo fortuito –, che sposta gli equilibri narrativi sull’annoso duello tra forza soprannaturale e fede nella scienza, pur gestita in modo intelligente sotto il profilo meramente spettacolare finisce per far perdere mordente alla storia, anche perché il destino dell’equipaggio è cosa nota e si sa che coloro che sono stati vampirizzati possono sbriciolarsi alla luce del sole. Ecco dunque che si disperdono alcune delle intuizioni più interessanti, a partire dal concetto di contagio nel mondo post (?) pandemico, fino ad arrivare alla superstizione che vuole una nave maledetta per via della presenza a bordo di una donna – che qui c’è, ça va sans dire, salita a bordo in modo clandestino. Suggestioni che irrorano la prima parte del film e si dissolvono progressivamente, lasciando spazio solo al vampiro e alla sua rappresentazione bestiale, sovrumana per eccellenza. Nonostante queste debolezze Demeter – Il risveglio di Dracula è un lavoro non privo di fascino, in gran parte per le doti mai davvero riconosciute di André Øvredal; anche per questo è da deplorare il fatto che il film sia pressoché invisibile, distribuito in appena trentadue copie nonostante il periodo estivo. Non avrebbe potuto com’è ovvio competere con i successi commerciali di Barbie e Shark 2 – L’abisso, ma era lecito credere un po’ di più nelle potenzialità di quest’horror marittimo e immerso nella notte, che rifugge la luce e crede ancora nell’ombra. Come il cinema, la più vampiresca delle arti.

Info
Demeter – Il risveglio di Dracula, il trailer.

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