Kung Fu Panda 4

Kung Fu Panda 4

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La buona computer grafica della DreamWorks, qualche gag apprezzabile (merito soprattutto dei due padri del protagonista, Ping e Li Shan), il prevedibilissimo ma funzionale incontro\scontro tra Po e Zhen e l’oramai lunga esperienza di Mike Mitchell garantiscono a Kung Fu Panda 4 e soprattutto agli spettatori una gradevole velocità di crociera. Si vede e poi si dimentica, come buona parte dei blockbuster in cgi.

Panda! Go, Panda!

Po, in qualità di Guerriero Dragone, assiste il signor Ping, suo padre adottivo, e Li Shan, suo padre biologico, nell’apertura del loro nuovo ristorante. Nel frattempo, il Maestro Shifu giunge per comunicargli che è giunto il momento per lui di progredire e assumere il ruolo di guida spirituale della Valle della Pace. Questo implica che Po debba rinunciare al titolo di Guerriero Dragone e individuare un degno successore per prendere il suo posto… [sinossi]

Coraggio, fiducia in se stessi, pazienza, disciplina e compassione. Ovvero, il nucleo tematico e narrativo de I segreti dei cinque cicloni, cortometraggio del 2009, breve sequel del primo travolgente Kung Fu Panda (2008) di Mark Osborne e John Stevenson. In un’altra epoca, forse, ci si sarebbe fermati lì. In questa lunga, lunghissima corsa ai sequel prequel midquel interquel spin-off crossover reboot e tutto quel che segue, il simpatico e pacioso panda Po non poteva che dar vita a un franchise sempre più strutturato: quattro lungometraggi, cinque cortometraggi e tre serie, senza contare la fiumana di merchandise per grandi e piccini e un buon numero di videogiochi. Tanto, troppo. Quel che salva il franchise, tenendolo sempre in pieni, è l’idea iniziale. Nell’animazione, come insegna l’industria degli anime (Panda! Go, Panda!, Orsetto Panda e gli amici della foresta), i panda funzionano: ancor meglio, quantomeno per il box office, se si strizza l’occhio alla CGI burlona alla Shrek e se l’avventura è declinata a colpi di arti marziali – e qui si torna al Sol Levante, ai battle shōnen che da anni fanno il bello e il cattivo tempo in giro per il mondo. Ed ecco, a grandi linee, raccontati i perché di Kung Fu Panda 4, ultimo (?) capitolo che nulla aggiunge e nulla toglie ai precedenti, ripescando persino i vari cattivi incontrati, sconfitti e spediti all’altro mondo da Po – la mente corre all’orgia robotica di Mazinga Z Infinity e ai vari Garada K7, Doublas M2, Gromazen R9, Chigul E7 e Deviral X1, usati più o meno come Tai Lung, Kai, Boar e via discorrendo.

La buona computer grafica della DreamWorks, qualche gag apprezzabile (merito soprattutto dei due padri del protagonista, Ping e Li Shan), il prevedibilissimo ma funzionale incontro\scontro tra Po e Zhen e l’oramai lunga esperienza di Mike Mitchell garantiscono a Kung Fu Panda 4 e soprattutto agli spettatori una gradevole velocità di crociera, infarcita dalla consueta retorica del cambiamento – ahinoi, quanto si sta assottigliando la distanza tra DreamWorks e Pixar, anche alla luce del pur grazioso Red, uscito da poco nelle sale. Ecco, proprio la Pixar ci ricorda uno dei piccoli vantaggi dello studio fondato da Spielberg, Katzenberg e Geffen, ben visibile anche in Kung Fu Panda 4: un concetto molto più elastico, per non dire fluido, della famiglia. Sfizioso, tra l’altro, il confronto tra i due adorabili padri e La Camaleonte, una mamma decisamente cattiva.

L’afflato seriale di questo quarto capitolo è evidente, dall’ipotetico passaggio di consegne (vai mai a sapere…) alla parata che omaggia tutti i cattivi, che questa volta quasi azzerano la presenza dei cinque cicloni, ridotti a fulminei camei. Il saluto corale e lo scioglimento di una storia fin troppo basilare, senza grandi sussulti sul fronte wuxia (genere che, in mano ad altri e soprattutto negli anni d’oro, sapeva cercare e trovare, anche nella reiterazione, nell’accumulo e nell’eccesso, soluzioni narrative ed estetiche spesso memorabili), ci restituiscono in fin dei conti quella che è la caratura dell’animazione targata DreamWorks, quasi mai memorabile, quasi sempre dignitosa. Il problema, come sempre, è se vogliamo davvero accontentarci di così poco – in attesa, tra l’altro, della rivoluzione annunciata dell’intelligenza artificiale.

Info
Il trailer di Kung Fu Panda 4.

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