Il bel matrimonio
di Éric Rohmer
Con Il bel matrimonio, secondo film del ciclo “Commedie e proverbi” presentato in concorso alla Mostra di Venezia del 1982, Rohmer torna a ragionare con ironia sullo scollamento tra desiderio e realtà, sulla pretesa di piegare gli altri alla propria volontà, di conformare la realtà alle proprie aspettative.
Sogni a occhi aperti
Sabine, studentessa di storia dell’arte, stanca di essere confinata nel ruolo di amante di Simon, pittore e padre di famiglia. E così decide di sposarsi. Con chi non lo sa: l’importante è avere un bel matrimonio. È in questo stato d’animo che incontra Edmond, un uomo bello, giovane e libero. Sabine proclama ad amici e famigliari che presto si farà sposare da lui. [sinossi]
Dopo il 16mm di La moglie dell’aviatore (La femme de l’aviateur, 1980), per il secondo film del ciclo “Commedie e proverbi”, Il bel matrimonio, presentato in concorso alla Mostra di Venezia del 1982, Rohmer torna al 35 mm e, ancora più apertamente che nel film precedente, torna a ragionare, con maggiore ironia, sullo scollamento tra desiderio e realtà, sulla pretesa di piegare gli altri alla propria volontà, di conformare la realtà alle proprie aspettative. Non a caso siamo all’inizio degli anni ’80: se negli Stati Uniti la Reaganomics ha già preso piede, la Francia socialista (di facciata) del neoeletto Mitterand conosce un aumento demografico medio annuo del 4,5% e, nonostante le incertezze del primo biennio, è tra i primi Paesi al mondo in quanto a sviluppo economico. Con questa premessa non si vuole asserire che Rohmer abbia voluto realizzare un film “politico”, in cui mettere magari alla berlina l’ottimismo conseguente dal capitalismo rampante. Del resto, tra tutti i cineasti più o meno guachistes della Nouvelle Vague, Rohmer è (semplificando brutalmente) l’unico che sia conservatore oltre che cattolico. Eppure non si può far a meno di collegare, almeno in parte, il velleitarismo un po’ ottuso della protagonista del film, Sabine, alla compagine socio-economica della Francia di quegli anni, cosa che si farà ancora più evidente nei personaggi yuppies di L’amico della mia amica (L’ami de mon amie, 1987). Ad accompagnare i titoli di testa, impressi su uno sfondo arancione squillante, è una musichetta elettro-pop che detta già il tono scanzonato e ironico del film. Il proverbio per l’occasione sono due versi di Jean de La Fontaine, dalla fiaba in versi La lattaia e il bricco del latte: “Quel esprit ne bat le campagne? Qui ne fait châteaux en Espagne?”, che in italiano vengono generalmente resi con un’unica frase: “Chi è che non fa castelli in aria?”. Motto che racchiude il senso della fiaba, la cui protagonista, la lattaia Perrette, mentre cammina con un bricco di latte e delle uova, sognando prosperi affari e di ricchezza, a un tratto inciampa e cade, mandando in mille pezzi i beni che aveva in mano. Proprio come succede a molti dei nostri sogni nello scontro con la realtà. La Sabine di Rohmer va incontro esattamente allo stesso destino, in quello che è, in effetti, da questo punto di vista, uno dei suoi film più “didascalici”, assieme al già citato film del 1987.
Nel gioco degli opposti e dei complementari tipico del cineasta di Tulle, Sabine ha un’amica che è il suo esatto opposto, Clarisse, altolocata, figlia di un medico e moglie di un altro medico, più che soddisfatta della sua vita borghese. In confronto a lei, Sabine è una outcast: suo padre è morto quando era piccola e la madre e la sorella vivono in una piccola casa di provincia presso Le Mans. La madre non si è mai rifatta una vita e non esce mai di casa, cosa che la figlia le rimprovera animatamente, come se avesse paura di finire come lei. Ma il sogno della “lattaia” Sabine non è tanto quello di diventare ricca, quanto quello di realizzare un altro importante traguardo borghese: sposarsi. Stanca di frequentare il pittore Simon, sposato e con figli, l’impulsiva e volitiva Sabine decide che di lì a poco convolerà a nozze con il primo uomo che le piacerà e che troverà adatto al suo proposito. Clarisse, nonostante il suo matrimonio sia di convenienza, le contrappone invece l’idea che l’amore dovrebbe precedere il matrimonio e non il contrario. Ma Sabine ha ormai deciso: non si concederà più a nessun uomo, se prima questi non la chiederà in moglie. La sua “vittima” designata sarà Edmond (André Dussolier), avvocato e cugino di Clarisse, uomo affabile e cordiale e dalla vita amorosa alquanto movimentata. Inizialmente lusingato dalle aperte avances della ragazza, Edmond sembra assecondarne i piani, recandosi persino a trovarla, una sera, in casa dei genitori, in occasione della festa di Lise, la sorellina di Sabine. Fin quando l’uomo, messo alle strette dall’insistenza di Sabine, non le confesserà che non intende avere una storia seria in quel momento, soprattutto non con lei.
Ciò che è interessante, dunque, è che i propositi “rivoluzionari” di Sabine, il suo modo di opporsi alle convenzioni sociali vigenti, sia in realtà un salto all’indietro, un anacronismo bello e buono: quello cioè di riuscire a sposarsi senza prima andare a letto con un uomo. Una cosa che poteva andare bene forse ai tempi di sua nonna, neanche di sua madre! E’ un viaggio indietro nel tempo, quello cui aspira. Non a caso lavora in un negozio d’antiquariato, laddove Clarisse è proprietaria di una bottega d’artigianato, in cui dipinge lampade moderne con colori squillanti e alla moda. Anziché viaggiare nel tempo, è nello spazio che Sabine si muove, in continuazione. Innanzitutto perché, da pendolare, viaggia ogni giorno tra Parigi e Le Mans. Mas a parte questo, Rohmer raffigura lo stato di inquietudine della ragazza, il suo continuo “girare in tondo” (non dissimile da quello di molti altri suoi personaggi del ciclo in questione, soprattutto femminili) con queste traiettorie continuamente rilanciate nello spazio urbano, o negli interni in cui Sabine non sta mai ferma, attraversando porte, salendo o scendendo rampe di scale, sempre in movimento, senza requie. Questo “girare in tondo” trova coronamento nella simmetria tra inizio e chiusura del film: in entrambi i casi Sabine è su un treno e, non lontano da lei, c’è un giovanotto alto dai capelli mossi e dall’aria intellettuale e bohémien. Ma se nella prima scena si guardano a malapena e, una volta giunti alla stazione, si allontanano ognuno per la sua strada, in quella finale, i loro sguardi si incontrano, lasciando presagire due possibili finali: o Sabine lascerà finalmente che sia il caso a governare la sua vita, andandogli incontro con spontaneità, oppure deciderà di fare di quel ragazzo la sua prossima “vittima” cercando di farsi sposare anche da lui.
Nella Sabine di Béatrice Romand il regista trova un volto da bimbetta indisponente e assertiva, che sillaba, per sottolinearle, certe parole o frasi chiave (ma bisogna ascoltarla in lingua originale) tentando di imporre al mondo le sue di regole. E come sempre accade nei suoi film, alla fine ci si affeziona anche ai suoi personaggi più irritanti e indisponenti, nel momento in cui se ne intravvede tutta la fragilità, la lotta impari con un mondo irriducibile ai sogni, compresi quelli ad occhi aperti. Gli attori della scuderia rohmeriana non fanno che riapparire di film in film, spesso passando da ruoli di sfondo a quelli di primo piano. E’ il caso della protagonista, Béatrice Romand, che si era già vista in passato due piccoli ruoli che tornerà, ancora in ruoli da comprimaria, per poi essere di nuovo protagonista in Racconto d’autunno (1998), in un ruolo per certi versi molto simile a quello di Sabine. Quanto ad Arielle Dombasle, che interpreta Clarisse, verrà in primo piano del racconto corale di Pauline alla spiaggia (1983), la cui Marion sembra “ereditare” la romantica e borghese idea dell’amore di Clarisse. Quanto alla giovanissima Lise, la sorella di Sabine, interpretata da Sophie Renoir (pronipote tanto di Jean quanto di Pierre-Auguste), tornerà qualche anno dopo in L’amico della mia amica. André Dussolier, invece, che era stato il protagonista di Perceval (Perceval le gallois, 1978), non girerà altri film con Rohmer.
Info
Il trailer de Il bel matrimonio.
- Genere: commedia, sentimentale
- Titolo originale: Le Beau Mariage
- Paese/Anno: Francia | 1982
- Regia: Éric Rohmer
- Sceneggiatura: Éric Rohmer
- Fotografia: Bernard Lutic
- Montaggio: Cécile Decugis, Lisa Hérédia
- Interpreti: André Dussollier, Anne Mercier, Arielle Dombasle, Béatrice Romand, Catherine Rethi, Denise Bailly, Féodor Atkine, Hervé Duhamel, Huguette Faget, Pascal Greggory, Patrick Lambert, Sophie Renoir, Thamila Mezbah, Vincent Gauthier, Virginie Thévenet
- Colonna sonora: Ronan Girre, Simon des Innocents
- Produzione: Compagnie Éric Rohmer, Les Films du Carrosse, Les Films du Losange, Societé d'Exploitation et de Distribution de Films (SEDIF)
- Distribuzione: Academy Two
- Durata: 97'
- Data di uscita: 07/10/2024