Io sono Li

Io sono Li

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Segre ci racconta con Io sono Li di una realtà dove si ragiona per luoghi comuni e pregiudizi, di un mondo dove è la diffidenza a dare senso a tutto. La malizia e il timore del prossimo arrivano prima dell’accoglienza e della solidarietà. Una storia ambientata nella sua terra, ma di questi tempi decisamente emblematica. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2011.

Marco Polo è passato da Pola

Shun Li lavora in un laboratorio tessile della periferia romana per ottenere i documenti e riuscire a far venire in Italia suo figlio di otto anni. All’improvviso viene trasferita a Chioggia, una piccola città isola della laguna veneta per fare la barista in un’osteria. Bepi, pescatore di origini slave, soprannominato dagli amici “il Poeta”, da anni frequenta quel piccolo locale. L’amicizia tra Shun Li e Bepi turba le due comunità, quella cinese e quella chioggiotta, che ostacolano questo nuovo viaggio, di cui forse hanno semplicemente troppa paura… [sinossi – venice-days.com]
Sul canale alla mattina
mangio pesce della Cina
– Bepi il Poeta.

Commozione e quindici minuti di applausi. Audience di parte si potrebbe malignare. Ma non è che allo stadio se la squadra di casa gioca male il pubblico amico fa la ola. E allora nel definire un successo la proiezione ufficiale di Io sono Li, film girato a Chioggia, dal regista locale Andrea Segre, prodotto dalla padovana Jole Film (con la francese Aeternam Films), proiettato a Venezia durante le Giornate degli Autori dove Segre è già stato premiato in passato, non sembra essere esagerato nonostante questa serie di elementi che hanno dato vita a un contesto favorevole. Non sembra esagerato soprattutto perché il primo longometraggio di Segre, affermato e apprezzato regista di documentari (Magari le cose cambiano, Il sangue verde), è un film ben scritto, ben girato, meravigliosamente recitato, che si è meritato l’ovazione della sala Darsena colma nei suoi quasi mille e trecento posti. La giusta valorizzazione artistica dell’impegno di una produzione che ha lavorato con professionalità e creduto al talento di un regista molto più vicino con quest’opera a guadagnarsi la definizione di Autore.

A Chioggia la laguna, onnipresente personaggio fatto d’acqua, detta i ritmi di uno spartito sempre uguale. Cresce, inonda le vite di chi passa i giorni al bar a bere qualche ombra, annaffia le paure di una comunità poco abituata al nuovo, irriga il senso di solitudine di chi non ha più molto da chiedere al giorno successivo. Cala e scopre sentimenti ignorati, rinfresca i corpi che invecchiano, fa crescere rimpianti e rinascere semplici piaceri quotidiani.
Un giorno la marea porta Shun Li (Zhao Tao) nella vita di un gruppetto di avventori di una osteria di pescatori. Lei, giovane cinese, in un ritrovo per chioggioti abitudinari nelle cui vene scorre solo l’acqua della laguna. È l’invasione che arriva. La superpotenza straniera che colonizzerà i canali e assoggetterà gli abitanti del posto. Tutta colpa di Marco Polo che li ha scoperti. Perché poi da scoprirli a insegnargli a cucinare le canocchie il passo è brevissimo, e il loro prossimo obiettivo sarà arrivare a farsi sposare dai vecchi pescatori per rubarne l’eredità.

Se da un lato chi dovrebbe allargare le braccia e lasciar entrare chi ha bisogno e voglia di migliorare la sua condizione, alza muri invalicabili, comunque dall’altro gli ospiti non fanno di meglio, e a loro volta si attorcigliano su se stessi, col risultato che chi si trova nel mezzo è stritolato.
Segre ci racconta con Io sono Li di una realtà dove si ragiona per luoghi comuni e pregiudizi, di un mondo dove è la diffidenza a dare senso a tutto. La malizia e il timore del prossimo arrivano prima dell’accoglienza e della solidarietà. Una storia ambientata nella sua terra, ma di questi tempi decisamente emblematica.
In un cast di altissimo livello che può vantare anche Giuseppe Battiston, Roberto Citran e soprattutto un bravissimo Marco Paolini, tutti immersi nell’opacità della fotografia di Luca Bigazzi che colora di toni scuri ogni scena, il ruolo più intenso è affidato a Rade Serbedzija, Bepi il Poeta, slavo di Pola sebbene l’amico Paolini gli ripeta spesso che è a Chioggia da trent’anni.

Probabilmente Bepi non ha mai davvero sentito aderire su di sé l’odore salmastro della laguna e con sincerità fa quello che tutti avrebbero potuto: parla con Shun Li come con chiunque altro essere umano al mondo e, nella semplicità di un incontro disinteressato, si accorge che a migliaia di chilometri di distanza si pesca come a Chioggia, che la nostalgia di casa si sente dappertutto e che chi è solo e straniero è in questa condizione in ogni angolo del pianeta.
Tutto questo senza alcuna retorica, in scene madri sussurrate, brevi frasi tra cinese e dialetto veneziano, con silenzi e piccoli gesti, mentre la laguna scandisce i tempi e l’acqua si confonde con timide lacrime.

Info
Il trailer italiano di Io sono Li.
La scheda di Io sono Li sul sito di ZaLab.
La pagina facebook di Io sono Li.
Io sono Li sul canale Film su YouTube.
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