Star Wars: Il risveglio della Forza
di J.J. Abrams
Il successo commerciale è la logica premessa e la chiave di lettura di Star Wars – Il risveglio della Forza e dell’intero progetto, così visceralmente legato alle necessità del marketing e del merchandising: il ritorno alla tradizione, il Millennium Falcon, Han Solo e Chewbecca, le complicazioni edipiche/shakespeariane e tutto quel che segue sono percentuali di un calcolo a tavolino. La galassia è lontana lontana…
Una flebile speranza
Una ragazza solitaria, un pianeta desertico, uno stormtrooper un po’ imbambolato, un pilota di X-Wing, il suo droide BB-8 e nessuno spoiler. Che la forza sia con voi… [sinossi]
Probabilmente bisognerebbe tenere in sospeso il giudizio sul primo capitolo della nuova trilogia di Star Wars. La terza trilogia. Sequel, ma non solo. Andrebbe tenuto in sospeso perché a differenza dell’originale Guerre stellari, aka Star Wars: Una nuova speranza, Star Wars: Il risveglio della Forza è una lunga introduzione a quello che verrà. Un’introduzione a un nuovo equilibrio della Forza, a nuovi personaggi, al vecchio Mito (ai vecchi Miti) che lasciano spazio al nuovo, ai nuovi. Ed è già questo un limite evidente, anche se in parte inevitabile, della saga targata Disney: è infatti l’introduzione a lasciarci in sospeso, a pretendere da noi un atto di fede e di attesa – tempo e attesa sono un tema che scorre lungo tutta la saga e che ha superato i confini dello schermo, diventando una dolce tortura per milioni di fan.
L’attesa e il tempo permeano nuovi e vecchi personaggi: Han Solo e Chewbecca, Luke Skywalker, Leia Organa, la giovane Rey, i droidi BB-8 e R2-D2, il freudiano/shakespeariano Kylo Ren e via discorrendo. Ma l’attesa e il tempo pesano come macigni anche sulle scelte produttive, narrative ed estetiche di J. J. Abrams, di Lawrence Kasdan e della Disney: Il risveglio della Forza è costretto a tornare indietro per andare avanti, per conquistare nuovi adepti, per non perdere (definitivamente) gli appassionati della prima ora, oramai ingrigiti e appesantiti.
Ancora il tempo. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le forme narrative di prolungamento e sfruttamento delle serie e delle saghe cinematografiche: sequel, prequel, spin-off, reboot e tutto quel che segue. E la parola chiave di Star Wars: Il risveglio della Forza non è sequel ma reboot. Un reboot filologico, rispettoso, un po’ troppo meccanico e scontato dell’originale lucasiano.
Sequel, reboot, attesa, tempo. L’arco temporale 1977-2015 ha portato grandi cambiamenti e poche speranze: la trilogia originale ci ha regalato due pellicole di notevolissima fattura, capaci di imprimersi nell’immaginario collettivo e di modificare le sorti della fantascienza degli anni Settanta e Ottanta [1]; la trilogia prequel (La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni, La vendetta dei Sith) ha giocato la carta dell’accumulo narrativo e visivo, cercando di colmare le assenze di Han Solo e Luke Skywalker (e dell’Obi-Wan Kenobi di Alec Guinness) con nomi di richiamo, sovrastrutture estetiche, intrecci politici, tanta (troppa) computer grafica e via discorrendo; Star Wars: Il risveglio della Forza riparte tenendo conto degli errori lucasiani, lavorando di sottrazione, di emulazione estetica e narrativa di Guerre stellari e de L’Impero colpisce ancora. Molto semplicemente, Il risveglio della Forza è Guerre stellari, è una replica (un clone) con piccole variazioni: ma non siamo dalle parti di Henry Purcell o Wes Anderson, ci troviamo invece impelagati negli schemi (logori) della Disney. In questo senso, Il risveglio della Forza è un classico della Casa del Topo. Come La Sirenetta o Frozen, i creativi disneyani si limitano a rimescolare le carte di un intreccio già visto, amato e di abnorme successo commerciale. Professionalmente ineccepibile, spesso sterile.
Il successo commerciale è la logica premessa e la chiave di lettura de Il risveglio della Forza e dell’intero progetto, così visceralmente legato alle necessità del marketing e del merchandising: il ritorno alla tradizione, i deserti di Jakku e Tatooine, le distese innevate de L’Impero colpisce ancora, la Morte Nera, i vecchi relitti, l’aura misteriosa che torna a circondare la Forza, il Millennium Falcon, Han Solo e Chewbecca, le complicazioni edipiche/shakespeariane e tutto quel che segue sono percentuali di un calcolo a tavolino, componenti soppesate col bilancino. Una operazione costosa e complessa che vede l’uomo giusto al comando, J. J. Abrams. Almeno sulla carta: il restyling di Star Trek e Into Darkness – Star Trek e il meraviglioso omaggio spielberghiano di Super 8 ci hanno mostrato un cineasta cresciuto a pane e fantascienza/fantasy, discepolo dei movimenti di macchina di Spielberg, della grandeur lucasiana, della fantascienza senza limiti di Roddenberry. Ma Abrams non è solo, è affiancato da Kasdan che riscrive Guerre stellari e dalla Disney che cerca di acchiappare tutti, ma proprio tutti, dalle mamme/nonne innamorate di Han Solo al pubblico di giovanissimi che pretende/subisce le dinamiche produttive della nefasta categoria young adult.
Nella variazione/reiterazione de Il risveglio della Forza (ri)troviamo una lunga serie di scelte estetiche e narrative che hanno consegnato Guerre stellari alla storia del cinema: l’ambientazione desertica e polverosa, che Lucas aveva usato anche per omaggiare Sentieri selvaggi; la dicotomia luce/oscurità, ovvero Forza/Lato Oscuro; gli stacchi di montaggio d’antan; le imponenti astronavi che attraversano lo schermo con minacciosa lentezza; le fantasiose creature di mille pianeti; i grandi paesaggi e i grandi spazi (vuoti, finalmente vuoti, e non più soffocati da un abuso della computer grafica); lo stupore per le spade laser, per dei poteri più da fantasy che da fantascienza; spalle comiche non invasive e narrativamente utili (come BB-8 e R2-D2 e non il defenestrato Jar Jar Binks); lo spirito guascone di Han Solo, che Abrams e Kasdan scompongono in tre nuovi personaggi; un villain complesso, oscuro, potente.
Troviamo e ritroviamo tanto. Tutto (ri)ordinato, come se cinema e narrazione fossero la stessa cosa, come se la magia fosse matematica. Come se Ford/Solo fosse lo stesso del 1977. Come se un prologo (questo prologo) potesse giustificare le incongruenze e le falle storiche. Come se i rapporti padre/figlio e maestro/allievo si potessero sempre ricostruire coi sottintesi, facendo riunire i puntini agli spettatori. La Disney, Kasdan e Abrams non hanno voluto/potuto liberarsi della presenza ingombrante della vera Icona, di Ford/Solo, contando su un’immortalità che non appartiene agli attori in carne e ossa. Gli eroi sono tutti giovani e belli. Ford/Solo come traino, ma anche fardello che costringe lo script a stringere i tempi, a sorvolare, a ricongiungere senza convinzione personaggi oramai lontani, a inserire a forza tutti i pezzi nel nuovo puzzle. E alla fine, ahinoi, molti snodi narrativi non tornano e lo stupore non può fare da ponte emotivo e psicologico.
La montagna ha partorito il topolino. Eppure Star Wars: Il risveglio della Forza scorre, andando a rotta di collo nelle sequenze d’azione, mettendo in mostra effetti e scenari di altissimo livello, oltre ai costumi e al mecha design. E la solita musica di John Williams, trascinante, commovente.
Finn e Rey funzionano, insieme e da soli. Loro sono il futuro. La flebile speranza. Giovani eroi che possono dare un senso a C-3PO, R2-D2, Chewbecca e al Millennium Falcon. Anche senza il 3D, ottimo, funzionale ma non strettamente necessario. Basta uno schermo grande, molto grande, per ammirare lo Spazio, le stelle, gli incrociatori spaziali e le nuove devastanti armi che illuminano gli orizzonti e cancellano pianeti, le spade laser che scintillano e i mondi lontani lontani.
Basta non voltarsi, non guardare indietro.
I giovani jedi sono davanti a noi. Proiettati verso il futuro, almeno loro.
Addio 1977.
Note
1. La fantascienza distopica e socio-politica degli anni Sessanta e Settanta stava terminando la sua parabola discendente (La fuga di Logan e del 1976, la sua breve versione televisiva è datata 1977) e le derive cupe e orrorifiche di Alien sono limitate dall’immaginario umanista e luminoso di Spielberg (Incontri ravvicinati del terzo tipo e E.T. l’extra-terrestre) e Lucas. Nel 1980 L’Impero colpisce ancora bissa il successo di Guerre stellari, mentre nel 1982 naufraga il pur bellissimo La Cosa, e persino Carpenter è costretto a riparare col più allineato Starman.
Info
Il trailer di Star Wars: Il risveglio della Forza.
Il primo teaser di Star Wars: Il risveglio della Forza.
- Genere: action, avventura, fantascienza, fantasy
- Titolo originale: Star Wars: Episode VII - The Force Awakens
- Paese/Anno: USA | 2015
- Regia: J.J. Abrams
- Sceneggiatura: J.J. Abrams, Lawrence Kasdan, Michael Arndt
- Fotografia: Daniel Mindel
- Montaggio: Mary Jo Markey, Maryann Brandon
- Interpreti: Adam Driver, Andy Serkis, Anthony Daniels, Max von Sydow, Billie Lourd, Carrie Fisher, Daisy Ridley, Domhnall Gleeson, Greg Grunberg, Gwendoline Christie, Harrison Ford, Jessica Henwick, John Boyega, Kenny Baker, Lupita Nyong'o, Maisie Richardson-Sellers, Mark Hamill, Oscar Isaac , Peter Mayhew, Simon Pegg, Tim Rose, Warwick Davis
- Colonna sonora: John Williams
- Produzione: Bad Robot, Lucasfilm, Truenorth Productions
- Distribuzione: Disney Pictures
- Durata: 135'
- Data di uscita: 16/12/2015