Godzilla Resurgence
di Hideaki Anno, Shinji Higuchi
Godzilla Resurgence è il film che segna il ritorno del kaijū più famoso del cinema in una produzione giapponese, diretto da Hideaki Anno e Shinji Higuchi. Un’opera di grande potenza visiva, che riannoda i fili con la saga ma guarda anche all’immaginario di Anno, a partire ovviamente da Neon Genesis Evangelion. La rivendicazione di un’appartenenza che esula dal mero contesto cinematografico per allargarsi a rilettura geopolitica del ruolo del Giappone all’interno del contesto mondiale.
Fai come vuoi
Mentre la guardia costiera giapponese investiga su uno yacht abbandonato nella Baia di Tokyo, qualcosa nell’acqua attacca la loro nave. Poco dopo, l’Aqua-Line Baia di Tokyo viene misteriosamente inondata e crolla. Dopo aver visto un video virale che mostra una gigantesca creatura che si muoveva in quella zona, il vice-capo del Segretario del Gabinetto del Giappone Rando Yaguchi si convince che l’incidente sia stato causato da un essere vivente… [sinossi]
Quello che in occidente prende il nome di Godzilla Resurgence, nel titolo originale giapponese recita Shin Gojira, utilizzando la scrittura katakana. Shin, dunque (シン in katakana), con il significato che si può aprire a una lettura plurima: potrebbe infatti stare a significare “il nuovo”, “il vero” o perfino “il dio” Godzilla. Una polisemia per niente casuale, tutt’altro. Se infatti il mostro gigante della Toho, capostipite di ogni kaijū eiga, è da sempre considerato alla pari di una divinità – ora malefica ora no, ma sempre in maniera immancabile portatrice di disastri –, Godzilla Resurgence è indubbiamente “nuovo”, sia all’interno della saga originale, visto che si era ancora fermi a Godzilla – Final Wars di Ryūhei Kitamura, uscito nelle sale nel 2004, sia perché per la prima volta in più di sessant’anni viene posto in un angolo il capolavoro originale diretto da Ishirō Honda, con il quale Godzilla Resurgence non propone alcun contatto diretto all’interno della trama. Non si tratta, insomma, di un remake, ma di una ripartenza da zero, aspetto finora inedito all’interno della produzione nipponica. In qualche modo, dunque, Godzilla Resurgence si sposta (ma solo in apparenza) nei territori spuri dei film hollywoodiani diretti da Roland Emmerich nel 1998 e da Gareth Edwards nel 2014.
Proprio i due film statunitensi permettono di fornire la spiegazione per l’eventuale interpretazione del titolo come “Il vero Godzilla”: la Toho non ha nessuna intenzione di abdicare o di cedere la sua creatura più conosciuta, temuta e amata al dollaro americano. Ben venga un lavoro comunque rispettoso come quello di Edwards (lo stesso non si può certo dire per il film di Emmerich), ma la sostanza è ben altra. Godzilla è giapponese, la colpa della sua esistenza no – e Godzilla Resurgence lo spiega in lungo e in 1argo al suo pubblico. Nascerà pure nelle profondità oceaniche, questo gigantesco dinosauro atomico, ma quando deve trovare terra se ne va nella baia di Tokyo. Quando decide di tornare nuovamente sulla terraferma si reca a Kamakura.
Per il ritorno a casa del figliol prodigo la Toho ha deciso di fare davvero le cose in grande. L’imponenza del progetto fu chiara quando nel marzo del 2015 la casa di produzione dichiarò che a dirigere il film sarebbero stati Hideaki Anno e Shinji Higuchi, figure chiave dell’animazione nipponica: il primo non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, il secondo lavorò sempre con Anno a Neon Genesis Evangelion e Nadia – Il mistero della pietra azzurra, fu direttore dell’animazione per Le ali di Honneamise di Hiroyuki Yamaga (primo anime della Gainax), e arrivò anche alla regia live action, con titoli per lo più dimenticabili come Lorelei: The Witch of the Pacific Ocean, pastrocchio bellico in odore di sci-fi e di nostalgie militari, e Sinking of Japan, disaster movie in piena regola, entrambi ospitati all’interno del palinsesto del friulano Far East Film Festival.
Godzilla Resurgence inizia in una baia di Tokyo placida e assolata, con il ritrovamento di un piccolo yacht alla deriva, senza nessun essere umano a bordo: mentre la squadra di soccorso si prepara a trainare l’imbarcazione, presupponendo un accidentale caduta in acqua dei proprietari, arriva una potente esplosione. La camera la osserva a distanza, frapponendo fra gli enormi schizzi d’acqua e lo spettatore anche un treno della metropolitana. Il tunnel automobilistico che attraversa la baia implode… Lo spettacolare incipit, come si sarà notato, non dà alcun riferimento possibile alla presenza di Godzilla, ma sottolinea la caratteristica principale del mostro gigante, e contemporaneamente della sua personale storia con il Giappone: la distruzione. Godzilla Resurgence si muove, com’è ovvio, in uno scenario apocalittico, ma Anno non si inabissa nella baia di Tokyo insieme al suo dio distruttore. La distruzione è in terra, in quei detriti delle case su cui ora grava, oltre al lutto, il peso di una radioattività che potrebbe comprometterne per sempre il recupero. Godzilla è un mostro, ma non è innaturale, così come non lo sono uno tsunami o un terremoto (il riferimento a ciò che è accaduto a Fukushima solo un pugno di anni fa è evidente, e attraversa l’intero film): Godzilla non è neanche la natura che si ribella ai codici dell’uomo. Godzilla è l’uomo. Un rettile qualunque, di quelli abituati all’acqua del mare, che si è imbattuto decenni fa in barili contenenti materiale radioattivo. Barili abbandonati con incoscienza dall’uomo.
L’umanità ha creato Godzilla. Il suo è solo un ritorno a casa. Un ritorno nel pantheon, con tanto di neanche troppo velati riferimenti cristiani (Godzilla “risorge” dalle acque dopo tre giorni, tornando a nuova vita e ricominciando la sua accurata opera di macelleria e devastazione). Anno e Higuchi non rinunciano alle implicazioni (geo)politiche che l’abnorme rettile ha sempre trascinato con sé, e anche Godzilla Resurgence irrompe sulla scena cercando di trovare collocazione a interrogativi che agitano gli incubi – reali, altro che fantasmagorici – di buona parte della popolazione giapponese. Così in Godzilla Resurgence c’è spazio per una visione tutt’altro che dinamica della struttura politica, da quasi un quinquennio saldamente in mano al Jiyū-Minshutō di Shinzō Abe, che può essere dismessa solo attraverso un superamento del concetto di classe e del privilegio che a esso si lega; non manca lo sguardo ambiguo sull’amico-nemico di sempre, quegli Stati Uniti pronti a “dare una mano” ma sempre alle loro condizioni (è Washington a proporre a Tokyo di utilizzare l’atomica per cercare di debellare Godzilla).
La stessa diffidenza verso le pratiche occidentali che il film mostra nel mettere in scena l’idolo mostruoso di casa: gli effetti speciali di cui si può fregiare la produzione non hanno nulla da invidiare a quelli che deflagrano sugli schermi hollywoodiani, ma Godzilla Resurgence non rinuncia all’apetto materico che da sempre contraddistingue l’estetica del kaijū eiga. Godzilla, mentre risale il fiume Tama spostando imbarcazioni e detriti di vario tipo, dà un’immagine gommosa di sé, che potrà forse far sorridere gli spettatori più giovani ma sta in realtà lì a rivendicare un ruolo proprio all’interno dell’immaginario mostruoso mondiale. La materia artigianale, la base della costruzione dell’incubo è ancora una volta nelle mani dell’uomo, prima ancora che la tecnologia intervenga a donare un maggior realismo. Tutto, ancora una volta, nasce dall’uomo. Esiste perché visibile. Esiste in quanto sfiorabile. La distruzione è reale, evidente, e diventa quindi plausibile. Lo stesso motivo per il quale, abbandonando la patina retro della produzione a stelle e strisce e l’idea di found footage che con troppa facilità ha preso piede nell’horror e nella fantascienza contemporanei, Godzilla Resurgence può permettersi di giocare con i registri visivi, alternando riprese amatoriali a video caricati online, senza tralasciare l’oggettività della macchina da presa e dello sguardo dei registi. L’unico in grado di sovrastare – o meglio, contenere – perfino la mole mostruosa di Godzilla.
Godzilla Resurgence è un film ben più complesso del popcorn movie che ci si portebbe aspettare, e si lega all’immaginario di Honda perché ne sposa la visione, ne percepisce l’attualità senza doversi connettere a una narrazione che è andata avanti in modo univoco per forse troppo tempo. È anche un film profondamente “di Hideaki Anno”, e non lo dimostrano solo dettagli sparpagliati che possono essere rintracciati a destra e a manca, o vezzi registici di vario tipo. Più ancora che alla saga dell’immenso mostro portatore di morte e distruzione, Godzilla Resurgence fa tornare alla mente, in più di un’occasione, Neon Genesis Evangelion: è così per la costruzione delle psicologie di alcuni dei personaggi protagonisti, è così per la messa in scena di una Tokyo prossima alla distruzione, ed è così perfino per l’utilizzo all’interno del titolo di quel termine, shin, su cui ci si soffermava all’inizio della recensione. Il nuovo, il vero, il dio. Una triade di significati che è anche triade di senso e struttura, base portante di un processo creativo che riparte, si rimette in moto, torna a ribadire la propria centralità all’interno dello scenario internazionale. Lo fa con una potenza deflagrante, ritmata grazie anche all’abuso – volontario, per quanto sembra che questo aspetto abbia raffreddato parte del pubblico, soprattutto occidentale – di una verbosità umana che è lo specchio, il riflesso deformato dell’impatto catastrofico con un mostro che non parla, quasi non emette suono. Ma arriva, distrugge, devasta, uccide e strazia. Il verbo contro l’azione, non asservendosi però a una sciocca dicotomia interventista, ma proponendo una dialettica impossibile, conscia delle proprie mancanze. Anno e Higuchi firmano un’opera folgorante, un punto di ripartenza di grande poesia visionaria, come dimostra il combattimento notturno, con la luce viola prodotta dal corpo del bestione. Il dio nuovo. Il dio vero. Godzilla.
ps. Spaventoso il numero di stelle di intensità variabile che hanno deciso di partecipare, anche con ruoli ai limiti dell’invisibile, al film. Tra questi val la pena citare quantomeno Shinya Tsukamoto, Suzuki Matsuo, Kengo Kora, Ren Osugi, Tetsu Watanabe, e Isshin Inudo.
Info
Il trailer di Godzilla Resurgence / Shin Godzilla.
Il sito ufficiale giapponese di Godzilla Resurgece / Shin Godzilla.
- Genere: action, avventura, fantascienza, fantasy, kaiju eiga
- Titolo originale: Shin Gojira
- Paese/Anno: Giappone | 2016
- Regia: Hideaki Anno, Shinji Higuchi
- Sceneggiatura: Hideaki Anno
- Fotografia: Kosuke Yamada
- Montaggio: Atsuki Sato, Hideaki Anno
- Interpreti: Akira Emoto, Akira Ogata, Arata Furuta, Atsuko Maeda, Hiroki Hasegawa, Issei Takahashi, Isshin Inudo, Jun Kunimura, Kanji Tsuda, Katsuhiko Yokomitsu, Kazuo Hara, Keisuke Koide , Ken Mitsuishi, Kengo Kora, Kenichi Yajima, Kimiko Yo, Kreva, Kyusaku Shimada, Mayumi Ogawa, Mikako Ichikawa, Pierre Taki, Ren Ōsugi, Satomi Ishihara, Sei Hiraizumi, Shingo Tsurumi, Shinya Tsukamoto, Suzuki Matsuo, Takumi Saito, Tetsu Watanabe, Yutaka Takenouchi
- Colonna sonora: Akira Ifukube, Shirō Sagisu
- Produzione: Cine Bazar, Toho Pictures
- Distribuzione: Minerva Pictures Group
- Durata: 119'
- Data di uscita: 03/07/2017