A metamorfose dos pássaros

A metamorfose dos pássaros

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Presentato nella sezione Encounters della 70 Berlinale, nell’ambito della quale ha vinto il premio Fipresci, A metamorfose dos pássaros rappresenta l’esordio al lungometraggio per la giovane Catarina Vasconcelos, un viaggio nelle memorie familiari reso come una galleria d’arte o un wunderkammer.

Il colore del melograno

Beatriz ha sposato Henrique il giorno del suo 21° compleanno. Lui, un ufficiale di marina, passava lunghi periodi in mare lasciando che lei si prendesse cura dei loro sei figli. Un giorno, all’improvviso, Beatriz morì. Il figlio maggiore, Jacinto, padre della regista, si confronta con lei, che ha perso la madre a 17 anni. [sinossi]

Forse uno dei ricordi più forti della nostra vita è la prima volta che abbiamo avuto la consapevolezza della morte, quando da bambini abbiamo preso coscienza della caducità della vita umana, oppure quando la Nera Mietitrice ha bussato per la prima volta alla porta di qualcuno a noi vicino. Nel proprio viaggio nei ricordi familiari, segnati dalla perdita prematura della madre e della nonna Beatriz, la giovane filmmaker portoghese Catarina Vasconcelos visualizza questo ricordo con la scena del ritrovamento di un passero morto da parte dei bambini protagonisti, che provvedono a dargli sepoltura con un funerale improvvisato come un gioco di bambini, con tanto di fiorellini del prato. Tutto ciò nello straordinario A metamorfose dos pássaros, presentato nella sezione Encounters della 70 Berlinale, nell’ambito del quale ha vinto il premio Fipresci. L’esordio al lungometraggio per Catarina Vasconcelos che organizza le memorie della propria famiglia come una galleria pittorica. A quella consapevolezza di morte si aggiunge il senso di brevità della vita, ma anche il far parte di vita e morte dei cicli della natura, nella scena in cui si parla della diversa longevità di vari animali, come le farfalle la cui esistenza dura solo qualche istante. La storia familiare, raccontata nel film, parte dal matrimonio di Beatriz con Henrique, da cui sono nati sei fratelli, cresciuti dalla madre mentre il padre stava lontano, su una nave in quanto ufficiale di marina. Tra questi Jacinto, il padre della regista.

A metamorfose dos pássaros è un film sulla morte e sulla memoria, e sulla caducità di entrambe, e sul potere dell’arte di fissare la vita. Il film nasce quando Henrique, nonno della regista, decide di bruciare tutte le sue vecchie lettere con Beatriz, la testimonianza della loro storia. Sarà il cinema, della nipote, quindi, a farsi carico di preservare il ricordo della nonna e della famiglia. E il cinema, la settima arte, il medium che racchiude tutto, si manifesta e si rivela, dopo le varie forme d’arte contemplate, alla fine, quando si parla del copione del film. A metamorfose dos pássaros inizia, in 16mm e in aspect ratio 1,33, con lo sguardo del nonno, con i suoi occhi, ormai in casa di riposo che si rivolge all’amata Beatriz. Seguono gli occhi artificiali di un bassorilievo appeso al muro, muro cui si aggiunge un quadro appeso, raffigurante Beatriz a letto con uno dei suoi sei bimbi, piccolo. Un incipit che enuncia quello che sarà il film, dove spesso si vedranno immagini di occhi, un viaggio della visione attraverso le immagini sospese. Catarina Vasconcelos, che ha una formazione in un’accademia londinese di belle arti, gioca spesso con il moltiplicarsi di quadri interni, come quando si vede il mare con una lente d’ingrandimento che inscrive un’immagine dove mare e cielo si invertono nella superficie tonda ricorrente, che è quella degli oblò, oppure quelle delle figure tatuate sulle gambe o l’immagine di Beatriz su una bandiera portata dalla nipote stessa, ripresa in campo lunghissimo su un altipiano. Oppure ci sono moltiplicazioni attraverso specchi che contengono ritratti, oppure specchi che diventano quadri come quello nel bosco che ritaglia un’immagine sottilmente diversa, degli alberi, al suo interno. Ma anche a volte la regista gioca sulle sottrazioni, come nelle vecchie foto di guerra dove l’immagine del nonno è stata ritagliata lasciando solo un buco con i contorni della sua sagoma.

A metamorfose dos pássaros è un film di simulacri, di fantasmi coperti di lenzuola come nell’iconografia popolare infantile, di nature morte e dipinti, che passa dalla nave del nonno alle navi disegnate e stilizzate della classica battaglia navale del gioco di bambini, in cui sono impegnati i ragazzi. Un film di scrigni di ricordi, un film wunderkammer di collezioni naturali, erbari, conchiglie. Dove una rassegna di francobolli racconta la fine dell’era coloniale portoghese, dopo la morte di Salazar raccontata invece attraverso la copertina di una rivista d’epoca. Un film che funziona con un linguaggio che è quello delle immagini, in una conversione come quella del codice Morse con cui il nonno comunica. Un film che si può ricondurre figurativamente a una contrapposizione tra l’orizzontalità, del mare propria del nonno marinaio, e la verticalità degli alberi e delle piante, principio adottato da Beatriz per la crescita dei figli, uno dei quali, il padre della regista, si chiama proprio come un fiore, Jacinto. Beatriz, che viene essa stessa definita dal figlio quale una pianta, e la cui morte è rappresentata come un ramo rotto all’interno di una fitta foresta di alberi sempreverdi, una chiazza rossa nel verde. Siamo parte della natura che si disvela all’apertura di un sipario, come il tendaggio di casa che si apre su paesaggi naturali fuori dalla finestra. Piante in casa dalle grandi foglie lobate usate come superficie da colorare, alte, vigorose, verticali e sempreverdi come i cipressi, ma ci sono anche quelle che si tingono di colori autunnali a simboleggiare l’autunno della vita, la scomparsa della madre anche se questa è avvenuta di primavera.

Catarina Vasconcelos usa come sintesi figurativa l’immagine del cavalluccio marino, unico pesce “verticale”, chiamato anche ippocampo proprio come quella parte del cervello centrale per il formarsi della memoria. Pesce che si contrappone ai pesci “orizzontali” su un piatto, di una immagine da natura morta del film, in un’iconografia tipicamente portoghese. Alla fine del film sembra che i conflitti si ricompongano. Il tronco di un vecchio albero sembra aprirsi con un oblò sul mare, ma si tratta di uno specchio che viene tolto. Il falò, attorno al quale si riunisce tutta la famiglia, in cui bruciano e vengono incenerite per sempre le memorie di Beatriz. E un alberello viene trasportato in mare su una barca, sintesi dell’incontro e dell’amore dei progenitori.

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La scheda di A metamorfose dos pássaros sul sito della Berlinale

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