Night in Paradise

Night in Paradise

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Non si è mai posto limiti il cinema scritto e diretto da Park Hoon-jung, autore mainstream che modella action/noir/thriller fin dai tempi degli script di I Saw the Devil (2010) e The Unjust (2010). Con Night in Paradise, fuori concorso a Venezia 2020, Park mescola gangster movie e melodramma in un crescendo coinvolgente di coltellate e piombo – si spara parecchio, senza misura, cosa insolita nella produzione sudcoreana, più propensa alle armi bianche.

Zuppa di pesce

Tae-gu, uomo di punta di una gang criminale guidata da Mr. Yang, tenta di rifarsi una vita per amore della sorella malata e del nipote. Quando questi ultimi vengono uccisi in un incidente da qualcuno che mirava a Tae-gu, egli, scioccato, decide di vendicarsi. Elimina il boss di un’altra gang e fugge nell’isola Jeju. Senza sapere che la sua gang lo ha già abbandonato, incontra Kuto e sua nipote Jae-yeon, che si prendono cura di lui. Jae-yeon sta morendo per una malattia, mentre Tae-gu intuisce che il pericolo si sta avvicinando. La situazione si fa ingarbugliata, e Jae- yeon e Tae-gu, che hanno perso il desiderio di vivere, cominciano a sentire pietà l’uno per l’altra… [sinossi]

Genere tra i più frequentati dal cinema sudcoreano degli ultimi due decenni, il gangster movie danza spesso pericolosamente tra eccesso e stanca ripetizione, tra accumulo disordinato (di violenza, azione, intreccio…) e stilemi oramai depotenziati. Consapevole di questi e altri rischi, Park Hoon-jung (New World, The Tiger, I Saw the Devil) intreccia con mano sicura malavita e malasorte, immergendo storia e personaggi in un sanguinoso melodramma pronto a deflagrare in ogni istante. È una generosa zuppa di pesce Night in Paradise, ma non per tutti i palati – l’incipit sovrabbondante, che anticipa il titolo, chiarisce subito le intenzioni di Park e, in un certo senso, mette in guardia lo spettatore.
Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, il film di Park è infatti un crescendo di coltellate e piombo – si spara parecchio, senza misura, cosa insolita nella filmografia sudcoreana, più propensa alle armi bianche. Un crescendo su entrambi i fronti, gangsteristico e melodrammatico, pur condito da buone dosi di ironia.

La base d’appoggio di Night in Paradise, al di là della consueta perizia tecnica dell’industria dei sogni sudcoreana, è la felice scelta dei due protagonisti, in primis il più che convincente Uhm Tae-goo, che veste i panni del giovane gangster Tae-gu: presenza scenica, volto atipico, a proprio agio in ogni frangente, dalle adrenaliniche sequenze action alle derive sentimentali, coi toni appena accennati. Funziona il contrasto fisico ed emotivo con Jae-yeon (Jeon Yeo-been), insolita compagna di un viaggio che sembra già segnato e che trova nell’isola di Jeju, paesaggio/personaggio in bilico tra paradiso e inferno, una collocazione felicemente alternativa al contesto urbano e alle atmosfere noir.

Anche se non siamo ai livelli dell’ambiziosa complessità di New World (inedito, ça va sans dire), Night in Paradise è un solido prodotto da box office, più che volenteroso nel cercare nuove strade, nel maneggiare personaggi e dinamiche volutamente sopra le righe, debordanti – se i cattivi sono meno convincenti, un po’ troppo abbozzati, ad eccezione dello spietato ma a suo modo coerente Ma, i buoni agiscono e reagiscono a un destino beffardo con tutte le loro forze, innescando le parallele fiumane di azione e melodramma. Le interminabili e terribili coltellate, le devastanti testate e l’eccesso di proiettili risuonano come un grido di disperazione e, al contempo, come una sfida a un destino già scritto, a un percorso che vede nel mare e nel suo splendido orizzonte un sogno e anche una prigione – un po’ Paradiso, un po’ Purgatorio.

Tra le varie sequenze action, segnaliamo quantomeno l’inseguimento all’aeroporto, la mattanza di un singolo uomo che riecheggia il finale di Friend (2001) di Kwak Kyung-taek e, più per il rumore implacabile e spietato dei colpi di pistola che per l’ammassarsi di corpi, il sanguinoso pre-finale. La quadratura del cerchio è data però da alcuni silenzi e dettagli (gli eleganti e calzanti fuori fuoco), da alcune sfumature (la zuppa di pesce, il mare), dall’alchimia tra Tae-gu e Jae-yeon. Gangster movie e melodramma convivono e, soprattutto, si nutrono e sostengono vicendevolmente. Fino alla fine.

Info
La scheda di Night in Paradise sul sito di Venezia 2020.

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