The Faculty

The Faculty

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Sci-fi mescolato con il Teen-movie, The Faculty è il punto di congiunzione tra due figure centrali della Hollywood anni Novanta, Robert Rodriguez e Kevin Williamson.

L’invasione dei pubescenti

Un gruppo di studenti delle scuole superiori scopre che dei parassiti extraterrestri hanno preso il posto dei loro insegnanti per dominare l’intero pianeta. [sinossi]

Venticinque anni fa, il 25 dicembre 1998, dopo un lauto pranzo di Natale in famiglia negli Stati Uniti si poteva scegliere tra trascorrere pomeriggio e serata in famiglia o uscire di casa e raggiungere la sala cinematografica più vicina. In questo secondo caso si poteva optare per un buon numero di commedie, un paio decisamente strappalacrime (Nemiche amiche con Julia Roberts e Susan Sarandon, e l’ancor più mesto Patch Adams dominato da un Robin Williams mai così gigione) oltre alla rom-com di Nora Ephron C’è post@ per te, bisticcio amoroso tra Meg Ryan e Tom Hanks sulla scia di Scrivimi: fermo posta di Ernst Lubitsch; per gli amanti dell’avventura per famiglie c’era Il grande Joe di Ron Underwood, e chi desiderava confrontarsi con l’animazione aveva la possibilità di spaziare tra A Bug’s Life della Pixar e il duo della Dreamworks composto da Z la formica (anch’esso ambientato nel mondo delle formiche, con un cast di doppiatori d’eccezione a partire da Woody Allen) e Il principe d’Egitto. Per gli adolescenti alla ricerca di emozioni un po’ più forti e per gli universitari venne distribuito proprio il giorno di Natale un film dal titolo non privo di un côté inquietante, vale a dire The Faculty. Sulla carta c’erano non pochi motivi per essere attratti da The Faculty, anche senza essersi presi la briga di indagare più di tanto sulla trama: era diretto da Robert Rodriguez, che ad appena trent’anni aveva già inanellato El mariachi, Desperado, e soprattutto Dal tramonto all’alba in cui aveva lavorato assieme al suo carissimo amico Quentin Tarantino; era scritto da Kevin Williamson, che per tutti all’epoca era il creatore di Scream – non che la fama sia diminuita in tal senso nel corso dei decenni. A porre il bollino di garanzia su The Faculty era addirittura la casa di produzione, perché Dimension Films – creata come Miramax dai fratelli Weinstein – era la responsabile, oltre al già citato slasher di culto diretto da Wes Craven e al suo seguito Scream 2, e all’horror vampiresco scritto da Tarantino per Rodriguez, tra gli altri de Il corvo di Alex Proyas, L’ultima profezia di Gregory Widen, Mimic di Guillermo del Toro, e Nightwatch – Il guardiano di notte di Ole Bornedal. Dimension Films occupava dunque la tradizionale casella di chi, a dispetto delle tradizioni, anche dal Natale pretende uno scarico d’adrenalina in luogo del relax o della melassa emotiva.

Rivedendo il quarto lungometraggio di Rodriguez (ne sono seguiti altri diciassette), non si può che confermare l’impressione data dalla prima visione del marzo 2001 – il film in Italia arrivò con due anni e mezzo di ritardo. Williamson affronta i codici dello sci-fi concentrato sul tema dell’invasione aliena trovando le stesse fertili intuizioni che avevano già contribuito a rendere unica la visione di Scream, ossia la capacità del genere di confrontarsi con il teen-movie, e di rintracciare nel corpo adolescente una forza rinvigorente in grado di andare ben oltre la prassi; uno spunto che lo sceneggiatore farà suo tanto nel suo esordio alla regia Killing Mrs. Tingle (1999), dove a essere rivisto attraverso la lente deformata della poetica “teen” è la black comedy, quanto nel suo successivo incontro con Craven, Cursed – Il maleficio, che invece vede un liceale trovarsi a tu per tu con le regole dell’horror licantropico. Come sempre nelle sceneggiature di Williamson il “genere” è elemento di discussione in scena prima ancora che nelle riflessioni critiche post-visione: sono gli stessi protagonisti di The Faculty a esplicitare i punti di riferimento culturali essenziali per poter pensare di agire nel bel mezzo di un’invasione aliena. Così L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, alla stessa stregua del romanzo omonimo di Jack Finney e il precedente Il terrore dalla sesta luna di Robert A. Heinlein, diventano elementi di discussione all’interno di un dialogo, spingendo lo spettatore a una continua stimolazione meta-filmica dalla quale – paiono suggerire Williamson e Rodriguez – non si può più sfuggire sul finire del millennio, e del secolo che è stato dominato dalla Settima arte. Se questo bizzarro sci-fi in odore di orrore ma ritmato dai dialoghi quasi prossimi alla screwball comedy sembra più immediato apparentarlo alla poetica di chi si è occupato della scrittura è proprio per la struttura narrativa, che ancora una volta guarda a John Hughes e alle sue commedie adolescenziali. Dopotutto i protagonisti riprendono una volta di più in modo puntuale la celeberrima ripartizione dei ruoli sociali delineata in Breakfast Club: Elijah Wood è il nerd studioso, novello Anthony Michael Hall; Clea DuVall riprende da Ally Sheedy il ruolo di “disattata”, con tanto di passione per il gothic e il dark; Shawn Hatosy come Emilio Estevez è un eroe della squadra di football del liceo; Jordana Brewster è la versione aggiornata della principessina Molly Ringwald; Josh Hartnett è il nuovo Judd Nelson, non ha rapporti con i genitori ed è un piccolo criminale che si aggira ancora indisturbato – ore di punizione a parte – tra le aule dell’high school.

Sono loro cinque, mutuati per l’appunto dalle figure archetipiche create da Hughes nel tentativo (decisamente riuscito) di tipizzare il teen-movie, a doversi confrontare con l’orrore, imparando a fare squadra nonostante il disprezzo sociale che nutrono gli uni verso gli altri. Il nemico d’altro canto è sempre lo stesso, siede ancora in presidenza o beve dai boccioni d’acqua in sala professori. Consci di doversi però confrontare con l’altro, lo sconosciuto, ecco che Williamson e Rodriguez danno vita a un sesto personaggio adolescente, la Marybeth Hutchinson interpretata da Laura Harris che è corpo estraneo rispetto allo standard hughesiano. Marybeth è corpo estraneo anche per il liceo stesso, visto e considerato che si è appena trasferita in Ohio – il film è però stato girato in Texas, nelle location in cui è nato e cresciuto Rodriguez. Marybeth è aliena già come corpo pubescente, prima ancora che il tema dell’invasione da altri pianeti inizi davvero a farsi largo all’interno della narrazione. Per quanto possa apparire all’apparenza schiacciato dal peso di una struttura narrativa così fortemente autoriale, lui che è al contrario abituato a scrivere in prima persona i film su cui lavorerà (in trent’anni di carriera, eccezion fatta per Dal tramonto all’alba “regalatogli” dal fratellone Tarantino, e per opere che partivano già da testi scritti, disegnati o audiovisivi preesistenti come Sin City o Alita, The Faculty è l’unico film di cui non è autore della sceneggiatura), Rodriguez si lancia in una messa in scena ritmatissima, in grado di spaziare dalle timbriche del thriller della prima sequenza scolastica alla commedia, dal teen-movie all’horror mostruoso – la testa della professoressa forse invaghita di Hartnett che si stacca dal corpo –, dal claustrofobico alla tensione adrenalinica. In un decennio in cui Hollywood riscopriva l’interesse mainstream per l’alieno come testa di ponte per una conquista su larga scala del mondo (in una narrazione che per contingenze storiche e geopolitiche perdeva la connotazione tipica della Guerra Fredda), a partire da Independence Day per approdare alle sue riletture ironiche come Mars Attacks! di Tim Burton o Men in Black di Barry Sonnenfeld, The Faculty mostrava una via ulteriore al racconto, che uscisse dalla mera riflessione sulla Terra sotto attacco e si occupasse del corpo adolescente, della trasformazione in adulti, dell’omologazione insita nell’accettazione della società, una società che è lecito e perfino doveroso combattere. In tal senso dissacrante ma molto puntuale la scelta di far sì che l’unica arma per combattere e distruggere gli invasori sia un mix di ecstasy e cocaina. Neanche Timothy Leary, forse, avrebbe osato tanto.

Info
Il sito ufficiale di The Faculty.
The Faculty, la pagina Facebook.

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