Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine

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Ultracitazionista, politicamente scorretto ma anche aziendalista fino al midollo, Deadpool & Wolverine di Shawn Levy è una declinazione senza freni inibitori della filosofia produttiva e narrativa di Spider-Man: No Way Home, una sguaiata sarabanda di entrate in scena, intrecci cinematografici e televisivi, allusioni sessuali, botte da orbi e via discorrendo. Tutto, tanto, troppo, eppure non basta.

Hit me, baby, one more time

Sei anni dopo gli eventi di Deadpool 2, la Time Variance Authority arresta Deadpool, strappandolo alla sua vita oramai tranquilla: insieme a un ritrovato quanto problematico Wolverine, l’irriverente e inaffidabile Deadpool cambierà la storia del Marvel Cinematic Universe… [sinossi]

A dettare la linea di Deadpool & Wolverine è il balletto iniziale, una mattanza grandguignolesca al ritmo dei NSYNC, con tanto di profanazione dell’eroe di Logan. Già, Logan, una delle tante strade battute dai cinecomic, troppo autoriale per diventare davvero forma dominante o quantomeno punto di riferimento. Fedele a Deadpool (2016) e Deadpool 2 (2018), la nuova avventura dell’eroe-antieroe è però passata dalla rottamata Fox alla onnipotente Disney e deve caricarsi sulle spalle il destino dell’MCU e il passato e le ceneri della sua ex casa di produzione. Un omaggio, se così vogliamo chiamarlo, e al tempo stesso una nuova linea temporale, un tana libera tutti che apre al ritorno delle (vere) star e che cancella le precedenti e balbettanti scelte aziendali e narrative.
Deadpool & Wolverine è uno sboccato e a suo modo sagace tuffo nel passato, l’addio a una generazione di supereroi (perduti), a un immaginario costruito dalla Fox, nemmeno troppo amato dagli spettatori ma sempre utile quando si tratta di mescolare le carte e soprattutto riempire i vuoti. Un gioco di smodato accumulo, come l’ultimo Spider Man, che traghetta il Marvel Cinematic Universe verso una fase di ritorni in grande stile. Battutacce, rock a palla, apoteosi pop, sangue a ettolitri, violenza cartoonesca all’ennesima potenza, la quarta parete presa ripetutamente a calci, entrate in scena da ogni angolo (e uscite di scena splatterose), ritmo altalenante e divertimento un po’ per tutti. Bene? Sì, in parte. Male? Sì, soprattutto in prospettiva.

Forse, a tratti, poco comprensibile per chi non è aggiornato sulle peripezie marveliane e sulla Sacra Linea Temporale, madre di tutte le libertà narrative possibili, anche quelle demenziali e sconclusionate, Deadpool & Wolverine si accolla il lavoro sporco, raccattando lungo il cammino tutto quello che può servire per riempire un film a gag. Scaraventati nel limbo dei supereroi, in un vuoto ultracitazionista, i due reietti immortali hanno il compito di non far sembrare troppo corta la copertina di Linus di un immaginario incapace di prendersi sul serio: illuso da James Gunn, corrotto da Taika Waititi, il Marvel Cinematic Universe sembra non essere più in grado di raccontare delle storie, delle semplicissime varianti del viaggio dell’eroe et similia, anabolizzando le sue pellicole con battute fuori luogo e tempo, ricorrendo sistematicamente al passato e all’effetto nostalgia – non più effetto sorpresa, oramai diluito e prevedibile come le sequenze post-credit. Sacrificata l’epica sull’altare della obbligata scalata al box office, gettate al vento fin da principio le infinite possibilità estetiche offerte dall’universo cartaceo (non si pretendevano mirabilie alla Jack Kirby, anche se…), alla Marvel\Disney è restata solo l’opzione peggiore, la risata che tutto spazzerà via.

Da Gossip Girl a Loki, passando per un turbinio di riferimenti, citazioni, battute, entrate in scena che eviteremo di spoilerare (ma cambierebbe davvero qualcosa?) e tutto quel che segue, Deadpool & Wolverine è un trionfo del post-post-post-modernissimo da consumare però caldo, in giornata, destinato probabilmente a diventare presto indigesto a un pubblico non troppo geek. Sempre che il piano diabolico della Disney – plasmare tutto il pubblico a propria immagine e somiglianza – non venga portato a termine con successo.
Funziona come sempre Ryan Reynolds, mentre Hugh Jackman giganteggia e rende ancor più problematico un futuro passaggio di consegne; la playlist delle canzoni è scontata e quindi godibilissima; la sceneggiatura avanza a mozzichi e bocconi, tra tempi morti e sfuriate iconoclaste; il comparto tecnico-artistico, orchestrato Shawn Levy (Free Guy – Eroe per gioco, The Adam Project, Una notte al museo) è ovviamente all’altezza del compito; tutti gli altri, volti più o meno noti, televisivi o cinematografici, da cancellare o da rilanciare, fanno il loro dovere.
Eppure, alla fine, il vuoto resta sempre lì…

Info
Il trailer di Deadpool & Wolverine.

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