Baciato dalla fortuna

Baciato dalla fortuna

di

Chissà se l’italiano medio si riconoscerà in questa storia di sogni – senza etica – e realtà – ancora meno etica –, dando ragione alla Medusa, che ha deciso di lanciare Baciato dalla fortuna addirittura in quattrocento copie dopo averlo lasciato ristagnare per quasi un anno negli archivi.

Ritenta, sarai più fortunato

Gaetano, vigile urbano napoletano trapiantato al Nord, conduce un’esistenza travagliata e si ritrova pieno di debiti. L’uomo ripone tutte le sue speranze nel Superenalotto, al quale gioca da anni sempre gli stessi numeri; caso vuole che la combinazione vincente esca proprio l’unico giorno che Gaetano non è riuscito a giocare. Ma il vigile ha perso la memoria… [sinossi]

Nel progressivo e all’apparenza inarrestabile sprofondare della cinematografia italiana in una grave crisi estetica e contenutistica, l’unico elemento ancora in grado di far sussurrare di quando in quando la parola industria è senza dubbio la commedia. Anno dopo anno si riciclano storie, personaggi, situazioni che cercano (nei casi migliori) di ironizzare sulla realtà italiana, traducendola sullo schermo in opere leggere come una piuma. Se si è alla ricerca di una dimostrazione palese di quanto appena affermato basterà posare l’occhio sulla locandina scelta per il lancio pubblicitario di Baciato dalla fortuna, quarta regia di Paolo Costella per il grande schermo: in primo piano un gaudente Vincenzo Salemme (con cascate di monete d’oro che gli scendono dalle mani), mentre sullo sfondo si stagliano gli altri protagonisti della pellicola. Quanti altri poster perfettamente identici a questo hanno invaso la cartellonistica delle città nostrane nel corso dell’ultimo decennio?

Una domanda a suo modo retorica che inquadra sia lo stato di deficienza artistica dell’Italia contemporanea sia il valore del film in questione, commedia sempliciotta e mai divertente che ragiona sulle situazioni più che sull’intreccio, prediligendo l’abuso dialogico alla gag in quanto tale. La storia dello svogliato vigile urbano Gaetano, napoletano che da anni vive a Parma (paradossale la scelta della città parmigiana, visti i gravi problemi vissuti dal corpo negli ultimi anni, con la detestabile vicenda dello studente ghanese pestato a sangue: ma probabilmente più che di un tentativo di risarcimento da parte della produzione si è trattata solo di una dimostrazione di ignoranza), dove è assillato da un’ex-moglie virginale che pretende gli alimenti e da una compagna fedifraga che lo spinge a spendere mentre lo tradisce alle spalle con un suo superiore, non possiede il minimo indispensabile per meritare un trattamento sulla lunga distanza, e la sceneggiatura scritta addirittura a dodici mani si arena fin da subito nelle sabbie mobili dell’intreccio. Al di là della rozzezza filosofica che si nasconde dietro ogni singola inquadratura del film, con la riflessione sulla ricchezza e sul successo che fanno scorrere ben più di un brivido sulla schiena, Baciato dalla fortuna stanca per via di una mancanza di ritmo imbarazzante, in cui la tanto ricercata situazione comica fa la sua apparizione più che altro per caso. Da parte sua Costella dimostra di non possedere la mano necessaria ad affrontare un’opera cinematografica: piatto nella messa in scena dei dialoghi – quasi sempre risolti con un piano unico o con un prevedibile utilizzo del campo/controcampo – il regista si permette al massimo qualche movimento di macchina a mano (la soggettiva di Gaetano aspirante suicida sulla balaustra) per di più goffo e del tutto non necessario ai fini dello sviluppo della storia. Non che il cast sia di una qualche utilità, in fin dei conti: se si esclude Salemme, comunque non troppo ispirato, il panorama circostante si ferma al solo Dario Bandiera, probabilmente animato da una voglia che agli arrivati Alessandro Gassman, Nicole Grimaudo e Asia Argento manca completamente. Quest’ultima poi è la vera croce del film: impacciata, del tutto inadatta alla commedia, senza alcuna dizione, la sua interpretazione risulta a dir poco indigesta, appesantendo ulteriormente un film già bolso di suo.

Chissà se l’italiano medio si riconoscerà in questa storia di sogni – senza etica – e realtà – ancora meno etica –, dando ragione alla Medusa, che ha deciso di lanciarlo addirittura in quattrocento copie dopo averlo lasciato ristagnare per quasi un anno negli archivi: basteranno qualche sciocco stereotipo sul rapporto tra nord e sud e un paio di battute goliardiche («volevi un domestico, no? Lui è piccolo e si chiama Filippo, quindi è un filippino!») a convincere il pubblico? Si vedrà, anche se forse a suo modo Baciato dalla fortuna descrive con fin troppa precisione la pochezza, il pressapochismo e l’aridità culturale dell’Italia berlusconiana, nella quale i soldi non sono più un veicolo commerciale, ma un valore in sé e per sé, unico reale motivo di vita.

Info
Il trailer di Baciato dalla fortuna.

  • baciato-dalla-fortuna-2011-paolo-costella-03.jpg
  • baciato-dalla-fortuna-2011-paolo-costella-02.jpg
  • baciato-dalla-fortuna-2011-paolo-costella-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • In sala

    compromessi sposi recensioneCompromessi sposi

    di Stanchissima variante della commedia “territoriale” nostrana, Compromessi sposi si rivela poco più che una vetrina per i suoi due interpreti, fallendo anche nel (timido) tentativo di allegoria della situazione politica contemporanea.
  • Archivio

    Caccia al tesoro RecensioneCaccia al tesoro

    di I fratelli Vanzina tornano alla carica, cercando nuova linfa in una comicità partenopea finora abbastanza estranea al loro percorso. Il risultato è fiacco, anche per via di una lettura morale a dir poco discutibile, e che appesantisce una trama che dovrebbe essere scoppiettante.
  • Archivio

    Non si ruba a casa dei ladri RecensioneNon si ruba a casa dei ladri

    di Carlo Vanzina torna a uno dei suoi temi prediletti, la descrizione della realtà truffaldina in cui vivono gli italiani. Peccato che, come in altre occasioni, il regista parteggi troppo per i suoi protagonisti, disperdendo la satira in una commedia all'acqua di rose.
  • Archivio

    Mai Stati Uniti RecensioneMai Stati Uniti

    di I Vanzina tornano negli Stati Uniti, ma ne vien fuori una commedia stanca in cui vengono riproposti i soliti cliché dell'italiano negli States.
  • Archivio

    10 regole per fare innamorare

    di Con 10 regole per fare innamorare Cristiano Bortone tenta la strada del successo commerciale, affidandosi alla sicura ancora di salvataggio della commedia, ma il film rappresenta un triplo salto mortale indietro per le sue velleità autoriali.
  • Archivio

    Ex – Amici come prima!

    di Grazie a una sceneggiatura solida e dal ritmo impeccabile e a un cast corale in ottima forma, Ex - Amici come prima è la migliore sortita cinematografica dei fratelli Vanzina da molti anni a questa parte, con buona pace dei detrattori del duo capitolino.