Berlinale 2016
Al via la Berlinale 2016. La consueta immersione in una fiumana di film, sezioni, retrospettive. La sessantaseiesima edizione della magmatica kermesse berlinese apre con Hail, Caesar! dei fratelli Coen: nell’ottica festivaliera, un mix perfetto di cinefilia e glamour.
Il cuore pulsante della Berlinale 2016 continua a essere il Palast, Potsdamer Platz. Strutture, organizzazione, puntualità. Accoglienza. Qualità. Una qualità che ritroviamo – non sempre… – anche tra le sezioni, nei film. Una qualità che nel densissimo programma si fa sopraffare dalla quantità, altra parola chiave del festival: la Berlinale, accogliente e gentile con la stampa, è in realtà un evento per il pubblico, per la città, per i quartieri. E così il cuore pulsante si apre a raggiera, si dipana lungo l’ammirevole rete metropolitana, abbraccia grandi e piccini: il concorso, Panorama, Forum, Generation e tutto quel che segue. Tanto, troppo. Forse davvero troppo, ma la Berlinale – come altri festival europei e come sarebbe voluto/a diventare il/la Festival/Festa di Roma – vuole riempire le sale, vuole coinvolgere i cittadini in questa grande festa del cinema, vuole portarli e riportarli nelle sale, durante e dopo il festival. La Berlinale 2016 conferma un mastodontico progetto culturale che si differenzia da Cannes e da Venezia, eventi più elitari, meno agili.
Difficile individuare un percorso di proiezioni che non vada per esclusione: la dimensione della Berlinale 2016, in linea con le precedenti edizioni, non è a misura d’uomo, ancor meno di critico e giornalista. La Berlinale guarda alla massa. Poi, ovviamente, tutti si concentreranno sulle suggestioni cinefile e glamour del film di apertura, Hail, Caesar! (Ave, Cesare!) dei fratelli Coen, mentre un numero ben più esiguo di coraggiosi affronterà la maratona di Lav Diaz: A Lullaby for the Sorrowful Mystery, 482 minuti più un’ora di pausa… [continua a leggere]