Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

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Tim Burton torna alla regia adattando per il grande schermo il romanzo di Ransom Riggs La casa per bambini speciali di Miss Peregrine.

I giganti invisibili

Quando l’amato nonno lascia a Jake indizi su un mistero che attraversa mondi e tempi alternativi, il ragazzo si ritroverà in un luogo magico noto come La casa per bambini speciali di Miss Peregrine. Ma il mistero si infittisce quando Jake conoscerà gli abitanti della casa, i loro poteri speciali e i loro potenti nemici. Alla fine scoprirà che solo la sua “peculiarità” potrà salvare i suoi nuovi amici… [sinossi]

Miss Peregrine era lì nel 1944, quando il mostro nazista invadeva l’Europa e spingeva le sue bombe fino all’Irlanda; proteggeva i suoi “bambini speciali” in una grande magione. Miss Peregrine è lì ancora oggi, quando il giovane Jake la va a trovare dopo aver perso il nonno, ucciso da un altro mostro nei pressi di casa sua. Perché suo nonno voleva che Jake si recasse nella casa dei ragazzi speciali? Perché ha una mappa con vari punti segnati? Perché ha viaggiato sempre così a lungo nel corso della sua vita? E cosa hanno davvero di speciale i bambini e gli adolescenti che vivono nella casa di Miss Peregrine, la donna che ha il potere di trasformarsi in un falco?
Tim Burton riparte dal fantasy, dopo la parentesi drammatica – non solo sotto il profilo del genere cinematografico di riferimento – di Big Eyes, e traduce in immagini il primo romanzo della saga creata dallo scrittore statunitense Ransom Riggs. Per quanto il rapporto tra Burton e gli adattamenti letterari sia sempre stato molto stretto, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali può essere paragonato, fatti i dovuti distinguo, a Big Fish, unico altro esempio di romanzo che perde la sua “verginità d’immagine” proprio grazie a Burton (ben diversi i casi di Alice in Wonderland, La fabbrica di cioccolato, Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie, Il mistero di Sleepy Hollow); come Big Fish, in ogni caso ben più ambizioso, anche quest’ultima sortita dietro la macchina da presa nasconde nelle pieghe di un viaggio nel fantastico la ricerca da parte del protagonista di una propria postura, di un posto che possa essere considerato casa, rifugio, famiglia.

Sarebbe in fin dei conti facile “accusare” un film come Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali di continuare a mostrare il volto meno luminoso del cinema di Burton: finita l’era gotica sul finire del millennio, con il colpo di coda tra Bava, Disney e Corman insito in Sleepy Hollow, il regista di Burbank ha cercato una nuova dimensione, assai meno propensa ad aprirsi alle voragini del tetro, e interessata non più all’elogio del deforme in un mondo borghese, ma semmai al suo opposto, la capacità di trovare un agio quotidiano all’interno di universi non più controllabili. È il mondo a essersi fatto innaturale. Così arriva lo strambo cosmo sottosopra di Alice (la più disastrosa delle avventure burtoniane), o il mondo contemporaneo di Dark Shadows, in cui comunque convivono vampiri, lupi mannari, e altri mostri assortiti.
Cos’è, in fin dei conti, un mostro? Secondo l’etimologia è un prodigio, qualcosa di straordinario che con la sua stessa essenza visibile dimostra il volere di forze superiori all’uomo. È un mostro, allora, Jake? Sono mostri, in fin dei conti, i bambini che vivono sotto l’egida della saggia Miss Peregrine? Sono loro a rappresentare la volontà di qualcosa di superiore all’umano? O lo è, al contrario, il perfido signor Barron, occhi bianchi sperduti persi morti? Lui, che ha osato l’inosabile e vorrebbe solo tornare umano. Qui, in questa dicotomia, si cela l’aspetto più affascinante di un’opera che per il resto sembra inseguire dettami e ordini del fantasy contemporaneo, senza troppi guizzi. Posti l’uno di fronte all’altro, Jake e Barron sono due facce della medesima medaglia. La battaglia, quella che prevede la speranza di ritrovare una umanità che si è persa – o che non si è mai avuta, come per il povero Jake cresciuto in un ambiente che non nutre per lui alcun tipo di interesse – è condotta con lo stesso spirito, anche se con un’etica a dir poco divergente.

Burton è un regista ingiallito, ha perso lo smalto di un tempo e non ha molta voglia di inventare. Ricrea, quindi, gioca con immaginari altrui (i deliziosi scheletri che sanno di Harryhausen nel pirotecnico finale, una follia che allieta gli occhi cinefili dopo una dosa fin troppo eccessiva di prassi), tenta di sopperire ai buchi di una sceneggiatura che si perde in spiegazioni rese necessarie da una farraginosità che rischia di rendere ostico l’ingresso dello spettatore in questo specifico universo fantasy.
La verità è che è proprio la presenza di Burton a salvare dal naufragio un film che in mani meno avvedute sarebbe con ogni probabilità andato incontro allo stesso destino di titoli come Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo o (crimine supremo, vista l’importanza letteraria dell’opera di Philip Pullman) La bussola d’oro. Lo sguardo di Burton, pur ancora sfocato, ha invece nonostante tutto la capacità di mettere a nudo la vera essenza del fantastico, il desiderio di raccontare le pulsioni più forti dell’umano trascendendo il reale. Rispetto ai recenti passi falsi del regista, è già qualcosa.

Info
Il trailer di Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali.
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