Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage)

Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage)

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Esistono i film che non potranno mai esistere? Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage) è il lacerto di circa venti minuti che ci lascia l’ultima testimonianza cinematografica – e dunque di vita – di Jean-Luc Godard, che dall’idea di trasformare in immagine Faux Passeports di Charles Plisnier si muove in direzione del collage, facendo dell’immateriale materia, dell’immobile movimento, nel senso eternamente dialettico dell’umano.

Regnare sull’assenza

Non fidarsi più dei miliardi di dettami dell’alfabeto per restituire la loro libertà alle incessanti metamorfosi e metafore di un linguaggio reale tornando ai luoghi delle riprese del passato, pur conservando un racconto dei tempi attuali. [sinossi di Jean-Luc Godard]

“C’est votre affaire et non la mienne de régner sur l’absence”. Non si può non partire dalla citazione tratta da Saint-John Perse e dalla sua raccolta di poemi Anabase, e che trova spazio tra i collage lavorati a mano da Jean-Luc Godard per Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage). Non si può non partire da lì – per arrivare dove? – per il semplice fatto che anche un affare “nostro” e non di Godard è stato quello di regnare sull’assenza. Sono trascorsi otto mesi dalla notizia che il più grande pensatore di cinema del Novecento aveva scelto di ricorrere al suicidio assistito; l’assenza si è finta inesistente, tra qualche ricordo e quel materiale audiovisivo composto nell’arco di quasi settant’anni cui era possibile ricorrere ogni qual volta si provasse la “nostalgia”, il senso di melanconia donato dagli affetti, quell’idea di smarrimento che deriva dalla perdita di possesso, dall’impossibilità di dominare. Ma è “nostro”, e non di Godard, l’affare di regnare sull’assenza. E così anche l’assenza fisica di JLG ha finito per trasformarsi in presenza, nell’eterno ritorno al rito collettivo della sala: al momento di elencare i titoli che avrebbero fatto parte della selezione di Cannes Classics Thierry Frémaux ha suggerito un percorso godardiano, un tragitto ideale che legasse la gloria del passato – ma il tempo del cinema non è mai passato, o lo è sempre – racchiusa ne Il disprezzo alla memoria dello stesso (racchiusa nel documentario un po’ compilativo, scolastico e reticente Godard par Godard di Florence Platarets, che nonostante i suoi evidenti limiti rilascia gocce della potenza del pensiero del regista svizzero), arrivando però all’oggi, e dunque a Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage). Il film che “non esisterà mai” esiste, anche se in molti non lo considereranno un film. È un lacerto? Sì, ovvio. È un’ipotesi, il tentativo di un’idea, ma non si dovrebbe avere l’ardire di ridurlo ad abbozzo: è anzi il superamento della concezione pragmatica di “film”, dove il progetto si fa film stesso, e il movimento può essere finto in modo plateale, e senza il ricorso ai ventiquattro fotogrammi al secondo.

C’è un film che sarebbe potuto essere, ma non esiste, ed è Drôles de Guerres, tecnicamente “guerre fasulle” ma anche “guerre divertenti” ma in realtà formula con cui in francese si fa riferimento a ciò che in italiano si chiama Strana Guerra, vale a dire quel periodo storico che va dall’invasione della Polonia da parte della Germania nel settembre 1939 all’inizio delle operazioni in Francia delle truppe naziste, ben otto mesi più tardi: settembre-maggio, esattamente lo stesso lasso di tempo (bizzarrie della Storia) che intercorre tra la morte di Godard e la proiezione nella salle Debussy sulla Croisette di questo Film annonce. Com’è inevitabile un titolo di questo tipo potrebbe suggerire un intervento di Godard sulla principale questione bellica contemporanea, ma la verità è che tanto il concetto di “drôles” quanto quello di “guerres” trovano una collocazione nella filosofia delle immagini prima ancora che nella Storia, e se di Storia si deve parlare allora è necessario allargare il discorso con lo stesso procedimento con cui si allarga una timeline di montaggio per inserire in modo accurato il suono giusto al momento giusto (e non è affatto casuale che nel film trovino spazio anche immagini di Notre musique). A quanto viene detto – e a quanto il film pur essendo solo un “film annonce”, un trailer impossibile, mostra – l’intento di Godard dopo Le livre d’image era quello di tornare alla pellicola, girando un film che mescolasse il 35mm in bianco e nero, il 16mm, e l’8mm a colori: l’occasione sarebbe stata fornita da un adattamento, quello di Faux Passeports ou les Mémoires d’un agitateur, il romanzo del belga Charles Plisnier dato alle stampe nel 1937. Godard desiderava concentrare l’attenzione su due soli personaggi del romanzo, suddividendo il racconto in sei capitoli. Visto che la deflagrazione della pandemia rendeva praticamente impossibile pianificare delle riprese, Godard si è messo al tavolo e ha iniziato a lavorare su dei collage che fornissero il senso della rivoluzione che voleva raccontare (il libro si muove dalla Rivoluzione d’Ottobre fino agli anni Trenta, e lo stesso Plisnier venne espulso dal Partito Comunista del Belgio in quanto accusato di frazionismo trozkista), e che avrebbe rappresentato un nuovo superamento delle regole del cinema, della sua prassi, del suo monolitico dogmatismo.

Una volta terminate le tavole dei collage, messe insieme lavorando con fogli A5, colla, vernice, correttori, bianchetti, e fotografie, Godard ne ha desunto un opuscolo di una cinquantina di pagine che ha fornito a Fabrice Aragno che l’ha scansionato per poi montarlo – muto – nell’ordine che Godard aveva deciso. Per quel che concerne il sonoro Godard ha disegnato a mano una timeline dove fossero presenti gli estratti audio di vario tipo (film, suoni, brusii) che sarebbero dovuti essere associati a determinate inquadrature. A quel punto Aragno ha finito di montare un film che non esiste, e che pure è uno dei film fondamentali del 2023, e degli anni a venire. Nonostante non sia stato possibile tradurre in realtà l’idea di tornare a girare in pellicola, Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage) ha la capacità di condensare il suo senso attraverso una purezza brutale, che accoglie lo spettatore in uno spazio immoto ma lo colpisce a tradimento con le esplosioni musicali o sonore, i silenzi improvvisi e assoluti, la vividezza di immagini e parole. Dopo la stereoscopia stordente di Adieu au langage, nel quale Godard giocava con lo spettatore spingendolo a scegliere quale occhio tenere aperto, e la riflessione sulla parola/suono come unica immagine possibile dell’oggi, immagine che si fa spazio, de Le livre d’image, questo lavoro terminato/terminale utilizza il collage e dunque supera un ulteriore ostacolo apparente del cinema facendo dell’immateriale materia, di ciò che è immobile movimento, del silenzio suono, in un senso eternamente dialettico dell’umano che non può che diventare immagine. Nel ritorno alla pittura – e si sa quanto la concezione di dipinto sia stata fondamentale per la riflessione godardiana sul significato di “fare cinema” – Godard torna anche alla discettazione sull’origine del testo (dopotutto è un adattamento di un romanzo…) che fu già in Scénario du film “Passion”, e all’immagine-libro. Se però Le livre d’image surmontava nell’incedere tumultuoso della violenza del contemporaneo, Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage) ha il nitore di un appunto, o forse di una nota a pie’ di pagina, il rimando necessario per comprendere il testo che altro non è se non l’oggi. Alla confusione del Tempo Godard contrappone la nettezza – e anche la profonda ironia – dell’immagine, della sua “composizione” che è materica, e dunque profondamente umana. Il silenzio e la tavoletta bianca – o anche quella screziata di rosso – sono lo spazio ancora esistente per la dialettica, la riflessione, il confronto, il dubitare al di là e al di sopra di ogni dogma. Nell’assenza non si genera il potere, ma il pensiero, ultima vestigia di ciò che il Novecento, secolo breve e lunghissimo che ha vissuto l’orrore ma ha cantato la Rivoluzione, e la sua utopia, tanto nella Storia quanto nell’Immagine. Dopotutto, ma è doveroso ripeterlo: “C’est votre affaire et non la mienne de régner sur l’absence”.

Info
Film annonce du film qui n’existera jamais: « Drôles de Guerres » (1er tournage) sul sito del Festival di Cannes.

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