Eterno visionario
di Michele Placido
Quindicesimo lungometraggio diretto da Michele Placido, Eterno visionario permette all’attore e regista di confrontarsi con il più grande drammaturgo italiano: il racconto della vita e delle opere di Luigi Pirandello si trasforma in un viaggio nei demoni dell’esistenza. Alla Festa del Cinema di Roma e dal 7 novembre in sala.
I vecchi e i giovani
1934. In treno verso Stoccolma, dove riceverà il premio Nobel per la letteratura, Luigi Pirandello rivive il fascino e la magia dei personaggi che hanno popolato la sua vita e ispirato la sua arte.Davanti al suo sguardo passano i fantasmi di un’intera esistenza: la follia della moglie, incapace di comprendere e accettare la scelta di vita di un artista predestinato; il burrascoso legame con i figli, schiacciati dal genio paterno e per questo incapaci di volare con le proprie ali; il controverso rapporto con il fascismo; lo scandalo del suo teatro, sovversivo e troppo moderno per il perbenismo borghese; il sogno di un amore assoluto per Marta Abba, la giovane attrice eletta a sua musa ispiratrice in un’inestricabile compenetrazione fra arte e vita. [sinossi]
Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch’esso evoca e aggruppa,
per così dire, attorno a sé.
Certo un oggetto può piacere anche per se stesso,
per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa;
ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per sé medesimo.
La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care.
Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così,
quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano.
Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo,
l’armonia che stabiliamo tra esso e noi,
l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.
Il fu Mattia Pascal
«Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che può esser da tutti immaginato in tant’altre situazioni in cui l’autore non pensò di metterlo, e acquistare anche, a volte, un significato che l’autore non si sognò mai di dargli!»; questo afferma il Padre in un frangente di Sei personaggi in cerca d’autore, ed è interessante notare come nel corso del tempo il cinema si sia avvicinato all’eterno visionario Luigi Pirandello non tanto per tramutare in immagini i suoi testi drammatici – quello semmai avvenne soprattutto quando il sommo letterato era ancora in vita – quanto semmai per cercare di comprendere l’uomo e l’artista: basti pensare a La stranezza di Roberto Andò, ma anche al sublime Leonora addio, unica e ultima sortita registica in solitaria di Paolo Taviani. Come se l’autore fosse intrinsecamente legato all’uomo, in una lettura dell’arte per niente distante a quella dello stesso Pirandello, che al momento di ricevere il premio Nobel nel 1934 fece la seguente dichiarazione: «Per riuscire nelle mie fatiche letterarie ho dovuto frequentare la scuola della vita. Questa scuola, inutile per certe menti brillanti, è l’unica cosa che può aiutare una mente come la mia: attenta, concentrata, paziente, inizialmente del tutto simile a quella di un bambino. Uno scolaro docile, se non con gli insegnanti, di sicuro con la vita, uno scolaro che non verrebbe mai meno alla sua totale fede e fiducia in ciò che ha imparato. Questa fede nasce dalla semplicità di fondo della mia natura. Sentivo il bisogno di credere all’apparenza della vita senza alcuna riserva o dubbio. […] Mi piacerebbe credere che questo premio sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore, che è sempre irrilevante, quanto alla sincerità umana del mio lavoro».
Non è affatto casuale che Michele Placido, che con Eterno visionario firma la sua quindicesima regia di un lungometraggio, inserisca nel film una parte del discorso di Pirandello di fronte all’Accademia Reale di Svezia: si tratta infatti di un passaggio fondamentale, e non solo perché rappresenta l’apice della carriera letteraria dell’autore di Sei personaggi in cerca d’autore, Questa sera si recita a soggetto, o Uno, nessuno e centomila. Spesso inviso ai suoi contemporanei, inadatto a essere incasellato con facilità, e forse anche decrittato tanto dal pubblico quanto dai suoi colleghi, Pirandello è stato il primo a cogliere l’urgenza di lavorare a teatro per rappresentare a un tempo e il teatro stesso e la psicologia di chi il testo l’ha redatto, e messo in scena. “Il teatro si fa”, dichiara il Pirandello interpretato da Fabrizio Bentivoglio a Marta Abba che ha appena conosciuto – il primo incontro tra i due è una delle libertà che Placido decide legittimamente di prendersi in accordo con i suoi co-sceneggiatori Toni Trupia e Matteo Collura, quest’ultimo autore del libro da cui prende vita il progetto produttivo – durante le prove di Nostra Dea di Massimo Bontempelli, affermando di non saper invece ancora cogliere la natura sfuggente del femminile, elemento quasi ectoplasmatico. Il teatro si fa, e così si fa anche il cinema, approccio che è proprio di Placido, che sembra aver voluto affrontare Eterno visionario anche per permettersi un cortocircuito impossibile, vale a dire poter discettare direttamente con quell’autore che più di ogni altro ha cercato di incontrare attraverso le sue regie: lo testimoniano ad esempio Ovunque sei, dove confluivano ispirazioni tratte da All’uscita e L’uomo dal fiore in bocca, e La scelta che invece riprendeva L’innesto. Con un gesto quasi commovente il regista sceglie per se stesso il ruolo di Saul Colin, agente letterario di Pirandello, quasi “costringendo” dunque il suo autore a discutere con lui, arrivando ad affidargli la verità di ciò che sta raccontando. Perché Eterno visionario è un viaggio à rebours nella memoria privata pirandelliana, dal ritorno a casa del primogenito Stefano dalla prima guerra mondiale al ricovero in ospedale psichiatrico della moglie Antonietta Portulano – Valeria Bruni Tedeschi vibra di una recitazione esasperata, esagerata, esondante di mimica, ma non per questo non in grado di coinvolgere –, fino all’attrazione platonica per Marta Abba e al difficile rapporto con i tre figli.
L’occasione per un ripensamento della propria esistenza – anche se a partire dai cinquant’anni, più o meno, i riferimenti all’adolescenza e alla giovinezza dell’artista sono episodici – Pirandello la trae dal lungo viaggio in treno che dovrà condurlo a Stoccolma per il Nobel; Abba non si presenta alla banchina, e così il tragitto diventa l’occasione per aprirsi con Colin. Quindi, per interposta persona, con Placido stesso. Pirandello diventa dunque a sua volta un personaggio in cerca d’autore, e il suo meta-teatro travalica le arti per approdare al cinema. In questa scelta si cela anche la volontà di Placido di cercare il senso della propria inevitabile caducità fisica – si approssima agli ottanta anni – nell’eternità dell’arte: era già così dopotutto ne L’ombra di Caravaggio. Di fronte a una tale affermazione di vita attraverso l’arte poco importa che alcuni passaggi sembrino meno a fuoco, o che talvolta l’esasperazione espressiva attoriale prenda eccessivamente il sopravvento. Placido mette in scena i fantasmi/demoni di un uomo nato tra le solfatare e finito in un sudario semplice, umile, privo di fronzoli, e nel farlo cerca di narrare l’atroce bellezza della vita. E tanto, forse, può bastare.
Info
Eterno visionario, il trailer.
- Genere: biopic, drammatico
- Titolo originale: Eterno visionario
- Paese/Anno: Belgio, Italia | 2024
- Regia: Michele Placido
- Sceneggiatura: Matteo Collura, Michele Placido, Toni Trupia
- Fotografia: Michele D’Attanasio
- Montaggio: Consuelo Catucci
- Interpreti: Aurora Giovinazzo, Cosmo De La Fuente, Dajana Roncione, Edoardo Purgatori, Fabrizio Bentivoglio, Federica Vincenti, Giancarlo Commare, Guia Jelo, Marcello Mazzarella, Michelangelo Placido, Michele Placido, Mino Manni, Ute Lemper, Valeria Bruni Tedeschi
- Colonna sonora: Oragravity
- Produzione: Gapbusters, Goldenart Production, Rai Cinema
- Distribuzione: 01 Distribution
- Durata: 112'
- Data di uscita: 07/11/2024
