C’est ça l’amour

C’est ça l’amour

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Presentato fuori concorso al Marrakech International Film Festival 2018, C’est ça l’amour segna l’esordio alla regia in solitaria di Claire Burger, che racconta una storia di vita, di innamoramenti e separazioni a tutte le età.

Separazioni

Mario è un funzionario pubblico di mezza età che non riesce a rassegnarsi di essere stato lasciato dalla moglie dopo vent’anni di matrimonio. Si unisce al gruppo teatrale della sua cittadina, di cui la ex-consorte è il tecnico delle luci. Le sue due figlie teenager, rimaste a vivere con lui, hanno le loro esperienze d’amore. La diciassettenne Niki con il suo fidanzato e la più giovane Frida ha una storia con un’altra ragazza. [sinossi]

Una delle situazioni più penose nella vita è quella di gestire una separazione, ritrovarsi nella casa in cui si era vissuti con l’ex-partner e riprendersi i propri effetti personali. La ex-moglie di Mario torna per un attimo nella loro vecchia abitazione e incontra l’ex-marito. Con questa situazione inizia C’est ça l’amour, presentato fuori concorso al Marrakech International Film Festival 2018, esordio alla regia in solitaria per Claire Burger, conosciuta per il film collettivo Party Girl.
Le storie raccontate in C’est ça l’amour, amori e separazioni nelle varie età della vita, sono storie di una piccola comunità. Il film è stato girato nella cittadina francese di Forbach, nel dipartimento della Mosella nella regione del Grand Est, al confine con la Germania. Gli abitanti del luogo sono stati coinvolti e gli attori del film, a parte gli interpreti principali, sono non professionisti reclutati in loco. Raccontare stati d’animo, turbamenti della sfera sentimentale, situazioni che appartengono alla vita di tutti e raggiungere il massimo grado di verità usando la gente vera. Questo è il senso dell’operazione di Claire Burger. E lo stesso linguaggio usato – fa largo uso per esempio di macchina a mano traballante – è coerente con questo senso di immersione nel reale.

Mario, trovatosi a vivere solo con le due figlie, affranto per essere improvvisamente rimasto single dopo un’unione di vent’anni, assiste alle esperienze sentimentali delle due adolescenti. Il fidanzato della maggiore, Niki, che la viene a prendere e la bacia davanti al padre sulla porta di casa, mentre la figlia minore si scopre lesbica – cosa che solo la madre aveva intuito, come rivela in uno dei successivi colloqui – e, in questo caso, il capofamiglia non riesce a rimanere indifferente. Ma i sentimenti sono labili e ciclici, anche le figlie si lasceranno mentre il padre tornerà a innamorarsi nella mezza età, inaspettatamente con una collega del gruppo di teatro. Il bacio diventa l’elemento ricorrente e speculare nelle diverse vicende, in comune tra genitori e figli.

L’adesione al reale, l’uso di attori non professionisti, di cui si è detto sopra, trova paradossalmente un contrappunto nella finzione, nelle messe in scena, nelle rappresentazioni, teatrali, musicali, di danza, performance che si susseguono numerose nel film. E queste rappresentano anche una sublimazione ai tormenti, alle perturbazioni amorose dei personaggi. Al contempo il film è contrappuntato anche da una serie di brani in colonna sonora, che passano da Bach, Vivaldi fino ad arrivare a Sparring Partner di Paolo Conte, diegetica, cantata in macchina da Mario e figlie, esplicitando così la loro origine italiana. Mario entra a far parte di un gruppo teatrale ‘alternativo’ che usa il metodo del training e viene il dubbio che sia lo stesso metodo usato per addestrare le persone reclutate per il film. E durante uno di questi laboratori teatrali lui e un’altra partecipante si innamorano con un processo tutto giocato tra realtà e finzione. Parteciperanno a uno spettacolo alternativo dove tutti si abbracciano e si baciano in scena, ma si capirà sul palcoscenico che il loro è vero amore.

Info
La scheda di C’est ça l’amour sul sito del Marrakech International Film Festival.
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