Watchmen

Watchmen

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Watchmen è una rilettura dei tradizionali albi di supereroi che si trasforma, grazie anche alla sua struttura distopica, in una spietata demolizione del sogno americano e in un atto d’accusa nei confronti dell’imperante violenza, della sopraffazione come regola di vita.

SuperUomini per SuperRonde!

Avventuroso, misterioso e complesso, Watchmen è ambientato in una realtà alternativa del 1985, in America, dove un gruppo di supereroi in costume è parte integrante della realtà sociale quotidiana, e l’Orologio del Giorno del Giudizio – che rappresenta la tensione fra gli USA e l’Unione Sovietica – segna sempre minuti dalla mezzanotte. Quando uno dei suoi ex colleghi viene ucciso, il vigilante mascherato di nome Rorschach, non più in auge ma sempre energico e determinato, si attiva per scoprire il complotto che mira a uccidere e a screditare tutti i supereroi passati e presenti… [sinossi]
Noui consilia et ueteres quaecumque monetis amici,
“pone seram, cohibe”.
sed quis custodiet ipsos custodes?
cauta est et ab illis incipit uxor.
Contro le donne, VI Satira, Giovenale [1]

In principio fu il graphic novel [2] Watchmen, scritto dal britannico Alan Moore [3], disegnato da Dave Gibbons e colorato da John Higgins. Un successo. Anche di critica: è più che sufficiente citare il prestigioso Premio Hugo nel 1988 e l’inserimento nella lista redatta dal Time Magazine dei “100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi” nel 2005. Insomma, uno dei capolavori della storia dell’arte sequenziale. Dodici albi che hanno riscritto le regole e le dinamiche dei fumetti di supereroi, stravolto e aggiornato l’immaginario collettivo (almeno quello dei lettori), rivitalizzando un genere che zoppicava da anni – nello stesso periodo nasceva un’altra miniserie fondamentale, necessaria e imprescindibile come Batman: The Dark Knight Returns di Frank Miller. Watchmen, per farla breve, nasce dalla crisi di Supeman e soci, dalla necessità di cambiare pelle ai supereroi, dalla penna di uno dei giganti della letteratura mondiale e dalla volontà di scavare sotto le macerie del tanto celebrato sogno americano.

Da un tale sacro monumento, venerato dai più, sembrava un’impresa improba ricavare una presentabile versione cinematografica, tanto più che la storia del cinema, recente e passata, è costellata di fallimentari trasposizioni. Partendo da una calzante considerazione di Antonio Costa – “Molto spesso si è rimproverato al cinema di finzione ispirato ai personaggi dei fumetti l’incapacità di restituire l’incanto, la magia, in una parola lo stile di quell’universo figurativo […] la staticità della pittura e quella del fumetto, rispetto al movimento del cinema, reagiscono in maniera diversa, in quanto la grafica dei comics ha inventato e codificato forme di dinamismo dalle quali dipende gran parte del suo fascino figurativo” [4] – e ripensando ai tanti buchi nell’acqua della settima arte, possiamo individuare nel passaggio dalla statica bidimensionalità delle tavole alla tridimensionalità in movimento della pellicola uno dei grandi ostacoli, con l’aggiunta della scarsa credibilità degli uomini in calzamaglia sul grande schermo. Il supereroe classico, ipercolorato e con tanto di mantello, perde autorevolezza se non è sorretto, visivamente e narrativamente, da soluzioni artistiche e tecniche in grado di ricreare o sostituire il plus valore iconografico delle tavole. Non è un caso, infatti, che l’omaggio di Shyamalan agli eroi dei comic book, Unbreakable, parta proprio da una sorta di “tradimento” della fissità delle tavole e delle suggestioni cromatiche: “Shyamalan riesce a centrare più di un obiettivo, dimostrando come sia possibile ripensare il rapporto tra cinema e fumetto, utilizzando un linguaggio drammatico e realistico, e liberando i supereroi dalla prigionia di certe tavole e vignette che hanno finito per offuscarne il mito” [5]. Zack Snyder, coraggioso (e fortunato) nell’imbarcarsi nell’impresa di trasporre Watchmen, parte da un testo che ha già un insolito approccio drammatico e realistico, ma non può permettersi il “tradimento” cromatico e iconografico: tute, mantelli e tutto quel che segue sono una componente fondamentale dei grotteschi personaggi del capolavoro di Alan Moore.

Pur tagliando alcune parti considerevoli (si veda, ad esempio, il metalinguistico I racconti del Vascello Nero, sparito nella versione cinematografica: attendiamo l’uscita home video e l’extended edition), Snyder segue la strada della fedeltà assoluta e la messa in scena risulta alquanto rispettosa: Watchmen non è una libera interpretazione ma, nei limiti del possibile e dei tagli inevitabili, la certosina trasposizione cinematografica dell’osannato graphic novel.

Rispetto al precedente 300, ipertrofico in ogni suo aspetto, Snyder può lavorare su un materiale assai stratificato dal punto di vista politico, storico e morale: la versione cinematografica, fortunatamente, contiene le direttrici principali dell’opera di Moore. Watchmen è una rilettura dei tradizionali albi di supereroi che si trasforma, grazie anche alla sua struttura distopica [6], in una spietata demolizione del sogno americano e in un atto d’accusa nei confronti dell’imperante violenza, della sopraffazione come regola di vita, della ottusa tendenza autodistruttrice dell’umanità. Grazie all’universo parallelo immaginato da Moore, Watchmen, riscritto per lo schermo da David Hayter (X-Men, X2) e Alex Tse (Sucker Free City di Spike Lee e, in arrivo nel 2010, The Illustrated Man di Snyder e Frankie Machine di Michael Mann), si offre allo spettatore non solo come prodotto dall’alto contenuto spettacolare, ma come opera dai molteplici livelli di lettura: “Who watches the watchmen?” è una domanda che non rimette solo in gioco i supereroi dei fumetti, ma è un inquietante interrogativo che mette in discussione l’ordine costituito, nazionale e mondiale.  Lo spirito guerrafondaio e fascista del Comico (l’ottimo Jeffrey Dean Morgan), sorta di John Wayne all’ennesima potenza, è la perfetta incarnazione degli Anni Ottanta, del machismo reaganiano, dell’eredità (a)morale nixoniana: il massacro dei manifestanti, la bestiale esecuzione della donna vietnamita e le tante altre crudeltà sono la proiezione delle malefatte e delle palesi ingiustizie che regolano il sistema mondo. Il Comico, aka Edward Blake, non rappresenta il male, ma il nostro incancrenito e meschino senso di giustizia. E Watchmen riesce a trasmettere, anche visivamente, il cosmico pessimismo di Moore – si veda, in questo senso, la messa in scena dell’intervento del Dr. Manhattan e del Comico in Vietnam.

Costretto a dover tagliare e comprimere, Snyder riesce a trovare alcune soluzioni davvero ammirevoli: su tutte, senza dubbio, la scelta di condensare durante i titoli di testa le vicende dei Minutemen [7] e il contesto storico (JFK, Vietnam, Guerra Fredda, Nixon…), in un montaggio di fittizie immagini di repertorio, fino a veri e propri tableau vivant, mentre Bob Dylan canta la trascinante The Times They Are A-Changin’. E proprio la colonna sonora è uno dei punti di forza della pellicola. E non si confonda l’utilizzo di hit come Unforgettable, Hallelujah, All Along The Watchtower, Desolation Row e via discorrendo con una banale scelta di comodo: dalle suddette All Along The Watchtower e Desolation Row, ad esempio, Moore ha tratto i titoli del primo e del decimo albo.

Watchmen, con la sua mescolanza di generi, dalla detection noir di Rorschach alle suggestioni catastrofiche di Ozymandias, dal triangolo amoroso Dr. Manhattan-Spettro di Seta-Gufo Notturno alle riflessioni deterministiche del suddetto superuomo blu, potrà spiazzare molti spettatori, ma rappresenta uno dei pochi esempi realmente positivi di trasposizione live action di un fumetto.

Impossibile, infine, non notare le inquietanti similitudini con l’attuale panorama politico e sociale italiano: in questa nostra epoca di ronde istituzionalizzate e di disordinata e volgare sete di giustizia, sempre più crescente, il vigilante sociopatico Rorschach (il bravissimo Jackie Earle Haley: i più accorti lo ricorderanno in Che botte se incontri gli orsi) e il mastodontico ed efferato Comico probabilmente non verrebbero isolati e fermati da un versione nostrana del Decreto Keene. Almeno loro sono superuomini. SuperUomini per SuperRonde!

Note
1. Il titolo di Watchmen è tratto dalla frase Quis custodiet ipsos custodes? (Contro le donne, VI Satira, Giovenale), in inglese who watches the watchmen?.
2. La definizione graphic novel, letteralmente romanzo grafico, appare per la prima volta sulla copertina di Contratto con Dio (1978) di Will Eisner, anche se la nascita di un fumetto dal taglio più adulto risale a opere precedenti, come La ballata del mare salato (1967) di Hugo Pratt. Graphic novel andrebbe flesso al maschile e non, come si usa comunemente, al femminile.
3. Alan Moore (Northampton, 18 novembre 1953), oltre a essere un personaggio assai bizzarro, è considerato uno dei più grandi autori della storia del fumetto. Tra le sue opere, oltre a Watchmen, V for Vendetta e, soprattutto, il clamoroso From Hell.
4. A. Costa, Il cinema e le arti visive, Einaudi, Torino, 2002, p. 25
5. E. Azzano, Uomini e superuomini, eroi e supereroi – Shyamalan e i miti Marvel e DC, in A. Fontana, M. Night Shyamalan – Filmare l’ombra dell’esistenza, Morpheo Edizioni, Piacenza, 2007, p. 124
6. Nel mondo parallelo immaginato da Alan Moore alcuni eventi storici hanno preso strade alternative: Nixon viene eletto cinque volte dopo aver fatto abrogare il XXII Emendamento (limite di due mandati per ogni presidente degli Stati Uniti), evita lo scandalo Watergate grazie alla morte dei due giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein, vince la Guerra del Vietnam nel 1971 in seguito al risolutivo intervento del Comico e del Dr. Manhattan e la Russia invade l’Afghanistan nel 1985 e non nel 1979.
7. I Minutemen (nella realtà membri della milizia delle Colonie Americane) erano una squadra di supereroi attiva dal 1939 al 1949 e quindi prima degli eventi narrati in Watchmen. Tra i componenti dei Minutemen, il primo Gufo Notturno, la prima Spettro di Seta e il Comico.
Info
Watchmen sul sito della Warner.
Il trailer di Watchmen.
Watchmen su facebook.
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