Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

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Non si scappa dallo sbalestrato sense of humour della Marvel\Disney, cifra castrante per molti titoli e soprattutto personaggi, e il film di Peyton Reed non ambisce di certo all’immortalità, eppure Ant-Man and the Wasp: Quantumania porta con sé più di un pregio, a partire dalla messa in scena digitale del Regno Quantico, una sorta di bizzarro intreccio tra le micro-avventure fleischeriane, uno Strange World con più personalità e vari rimandi ad altri universi narrativi, in primis Star Wars.

Viaggio allucinante

Scott e Hope continuano a vivere la loro vita come una coppia, che si dà il caso sia anche una coppia di supereroi. Le loro vite vanno alla grande: Scott ha scritto un libro, Hope sostiene cause umanitarie e la loro famiglia – i genitori di Hope, Janet e Hank, e la figlia di Scott, Cassie – fa finalmente parte della loro quotidianità. Cassie ha scoperto di condividere la passione per la scienza e la tecnologia della sua nuova famiglia, specialmente per quanto riguarda il Regno Quantico. Ma la sua curiosità condurrà tutti loro in un viaggio inaspettato di sola andata nel vasto mondo subatomico, dove incontreranno nuove strane creature, una società oppressa e un maestro del tempo le cui minacciose imprese sono soltanto all’inizio… [sinossi]

Volendo partire dagli aspetti meno convincenti della nuova avventura dello spensierato Scott Lang, a stonare in Ant-Man and the Wasp: Quantumania non sono tanto le scelte estetiche relative al servile villain MODOK, gettato un po’ alle ortiche, ma la parabola del personaggio e la ridanciana reazione dei protagonisti al suo frettoloso riscatto: in questa sequenza, non centrale ma significativa, appare ancor più evidente la presunta e malsana necessità marveliana\disneyana di alternare comico e drammatico, anche nei momenti più inopportuni. Un meccanismo narrativo che si è maldestramente imposto (si veda la riscrittura di Thor e soprattutto Hulk) dopo il successo dei Guardiani di James Gunn e sembra oramai contaminare qualsiasi opera audiovisiva marveliana, dal piccolo al grande schermo. La ricetta di Gunn, oramai nuovo reggente della DC\Warner, è infatti un’arma a doppio taglio da maneggiare con estrema cura.
La resa grafica un po’ straniante di MODOK, con la deformazione del volto non esattamente memorabile, risponde probabilmente a questa fame d’ingombrante ironia e ci sembra una calcolata, consapevole ma poco condivisibile scelta anche estetica di farne il giullare di un fiacco tormentone comico. Vista la caratterizzazione e la calzante scelta attoriale per Kang il Conquistatore, novello super-cattivo sulla scia di un Thanos difficilmente replicabile (ma staremo a vedere…), ridurre MODOK a una macchietta depotenzia ulteriormente la portata drammatica del film, già alimentato sul fronte comico dalla versione in salsa apatowiana di Scott Lang.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania procede così,tra qualche slancio drammatico e troppe gag, uno schema già visto e abusato. Eppure il materiale per riempire il film c’è, ed è abbondante. Ad esempio, accompagnata da una folgorante osservazione di Hank Pym sul socialismo, la bizzarra rievocazione in salsa sci-fi\fantasy della presa del Palazzo d’Inverno funziona ed è trainata anche da alcuni convincenti personaggi secondari, pennellati a dovere in pochi minuti: in questo senso, meriterebbero o avrebbero meritato uno spin-off il prode Xolum e l’inarrestabile e affascinante Jentorra (non a caso, eroina in un batter di ciglia per la militante antisfratto Cassie Lang), due creature che riempirebbero senza problemi le pagine di un buon romanzo planetario.
Burroughs, Lucas, Verne sotto acidi, insieme ad altri, convergono nel minuscolo quanto infinito e imprevedibile Regno Quantico, teatro di due forze opposte: da un lato, la rivoluzione ottobrina dei variopinti popoli oppressi da Kang; dall’altra, non l’inaffrontabile potere del Conquistatore, ma la supremazia della Disney su qualsiasi immaginario, assorbito, fagocitato, reso mansueto. Al di là dei limiti imposti e dei pregi sopravvissuti, Ant-Man and the Wasp: Quantumania non è un’occasione mancata, è un scorrevole prodotto d’intrattenimento messo in piedi con fiumane di dollari e pixel, ed è soprattutto la cartina tornasole di una fase fin troppo conservativa, spesso sterile, del cinema hollywoodiano. Il problema, in fin dei conti, non è Quantumania, non è MODOK, non è nemmeno la serialità, ma è questa declinazione della serialità, quello che è venuto prima e quello che verrà dopo. Ahinoi, non saranno un eroe subatomico o un cavaliere jedi a far crollare le mura dell’Impero disneyano e a cambiare i destini dei blockbuster. Servirà molta pazienza.

Info
Il trailer di Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

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