Midnight

Midnight

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Nel cortometraggio Midnight Takashi Miike si diverte a testare l’iPhone 15 Pro con un action pazzoide e dinamitardo, notturno e sghembo, piegando un lavoro di commissione alla sua poetica espressiva. Visibile gratuitamente su Youtube.

Midnight Blues

Una notte nella vita del tassista di Tokyo “Midnight”, mentre incontra personaggi bizzarri nel suo mestiere notturno. [sinossi]

“La notte ha innumerevoli volti, e c’è un uomo che li scruta uno per uno. Il suo nome è… Midnight!”. Con questa voce fuori campo si apre Midnight, il nuovo lavoro diretto da Takashi Miike che da circa un mese è visibile gratuitamente su Youtube (il link lo si trova in calce all’articolo). Contrariamente a molti dei titoli della filmografia di Miike degli ultimi anni – JoJo’s Bizarre Adventure: Diamond Is Unbreakable Chapter I, Laplace’s Witch, The Great Yokai War: Guardians, Lumberjack the Monster, ma anche il serial sudcoreano Connect, o l’ONA nipponico Onimusha, di cui ha coordinato il lavoro registico – Midnight è riuscito a fare breccia nella cortina di ferro della critica occidentale, che ha così di nuovo posizionato lo sguardo in direzione di uno dei cineasti più eretici ancora in vita, capace di attraversare trent’anni di industria (calante) del Sol Levante con uno spirito sempre iconoclasta, mai avvezzo alla prassi, e allo stesso tempo capace di non prendersi mai eccessivamente sul serio pur profanando con gioioso ghigno le abitudini incistate del prodotto medio borghese o imborghesito. Il motivo di un riscontro così anomalo rispetto alle ultime sortite dell’iper-prolifico Miike (oltre cento regie firmate tra lungometraggi per il cinema, direct-to-video, film per la tv, e prodotti seriali) non è dovuto all’improvviso risveglio dell’occhio cinefilo, ma solo a una contingenza produttiva, e tecnologica. Midnight è infatti stato girato interamente con l’iPhone 15 Pro, per espressa richiesta di Apple. Si tratta dunque a tutti gli effetti di un film su commissione, utile solo per testare le potenzialità del mezzo e ovviamente pubblicizzarlo al pubblico potendo puntare l’accento sulle sue “meraviglie”. Ecco dunque spiegato il proliferare di articoli anche su mezzi di comunicazione che probabilmente neanche saprebbero citare nella quotidianità cinque film diretti da Miike.

Messo in chiaro come si tratti di un’operazione in tutto e per tutto commerciale (non che buona parte dell’industria cinematografica si muova seguendo direttrici poi così diverse…) è con ogni probabilità più interessante annotare qualcosa riguardo l’approccio compiutamente miikiano a un oggetto “imposto”. Non che ci sia nulla di nuovo, in questo: in pochi forse ricorderanno Blue Planet Brothers, anarchica elegia al tabagismo che venne proiettata – con file chilometriche all’ingresso delle sale: per l’appunto, altri tempi anche in confronto all’attesa che produceva un lavoro del grande regista giapponese – alla Festa del Cinema di Roma nel 2013, durante il breve ma esaltante interregno di Marco Müller. Quel mediometraggio composto a sketch a favore del fumo della sigaretta è ben presto diventato invisibile, e pare che lo stesso Miike non sia più tanto convinto di averlo partorito, ma è il paradigma esemplare della libertà creativa dell’autore, in grado di piegare anche il più resistente dei committenti (lì addirittura la Japan Tobacco, la multinazionale nipponica delle sigarette) alle proprie necessità espressive. Ecco dunque che chi guardasse Midnight solo per comprendere la qualità delle riprese in notturna e della cinetica del nuovo prodotto Apple sprecherebbe venti minuti della sua vita. Non sono i dettagli tecnici di questo cortometraggio ad apparire particolarmente rilevanti – dopotutto non è una novità che gli iPhone ben si prestino all’immagine cinematografica, da Steven Soderbergh a Gipo Fasano –, ma proprio l’intima natura autoriale di un ufo. Miike sfrutta l’occasione concessagli per lanciarsi da un lato in un omaggio al genio di Osamu Tezuka – suo il manga di riferimento –, con tanto di inserti delle tavole disegnate all’interno del montaggio, e dall’altro in un rutilante action comico, oggetto ben più identificato che ha sempre saputo maneggiare con una grazia e una cura rare.

Tra flashback con liceali in tenuta d’ordinanza, conflitti con gli yakuza, pistole nascoste dentro burattini a forma di orsetto, inseguimenti pazzoidi e al fulmicotone, vaghi rimandi steampunk (ma maschera antigas che sfoggia il protagonista nella prima sequenza, quando vuole liberare il suo taxi da due amanti un po’ indigesti), e storie d’amore a prima vista, Midnight contiene nei suoi pochi minuti di durata un compendio di una parte non indifferente della poetica di Miike, e del suo approccio giocoso eppur serissimo alla materia cinematografica – si veda il suo brevissimo cameo nei panni di un babbo camionista. Un ritorno anarchico in grande stile, che dimostra come Miike sappia ancora interrogarsi sull’immaginario, sul suo potere, e sulle regole da seguire solo scomponendole, alla maniera di un puzzle schizoide. L’unico dispiacere è quello di non avere la possibilità di godere di questa pagina di follia ultra-digitale sul grande schermo, dove meriterebbe di essere esposto, ma solo sul computer o addirittura sul cellulare. Potere – nefasto – della tecnologia.

Info
Midnight su Youtube.

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