Cars 2

Allo stupore e alla sovrabbondanza visiva dell’originale, Cars 2 aggiunge la giocosità dell’intreccio e la spettacolarità delle sequenze action, non più ingabbiate in un circuito automobilistico. Il film di Lasseter e Lewis mette in mostra le potenzialità fotorealistiche della computer grafica, l’equilibrato utilizzo del 3D e la fluidità della macchina da presa virtuale: tecnica e arte che sorreggono un prodotto di passaggio, ottimo per il merchandising ma lontanissimo dai lunghi e poetici silenzi di WALL-E o dalle suggestioni nostalgiche di Up.

L’impero colpisce ancora

La popolare macchina da corsa Saetta McQueen e il suo incomparabile carro attrezzi Cricchetto devono attraversare l’oceano per partecipare al primissimo Grand Prix Mondiale, che decreterà chi è la macchina più veloce del pianeta. Ma la strada verso la gara si rivelerà disseminata di buche, deviazioni e divertentissime sorprese quando Cricchetto si ritroverà coinvolto in prima persona in un’intrigante avventura di spionaggio internazionale… [sinossi]

L’ultimo film della Pixar, il secondo di una delicata fase di passaggio contrassegnata da un trittico di sequel (Toy Story 3, Cars 2 e, previsto per il 2013, Monsters University), ci imprigiona in un piacevole paradosso: l’ennesima (e definitiva?) conferma dell’elevatissima qualità tecnica e artistica dello Studio che ha ingurgitato la Casa del Topo coincide col titolo meno convincente, con un capitolo 2 che solo per un istante allinea il regno di John Lasseter al ripetitivo grigiore della DreamWorks, della Sony, della Blue Sky e via discorrendo. La Pixar, che dal 1995 (Toy Story – Il mondo dei giocattoli) inanella opere pregevoli, guardando agli anni d’oro di Mamma Disney e agli impareggiabili universi narrativi e creativi di Hayao Miyazaki, si dimostra una sorta di luogo incantato, di luogo altro in cui anche le scelte meramente commerciali vengono plasmate ad arte, in cui ripetizione e ispirazione sembrano andare a braccetto. Anche i sequel, in casa Pixar, seguono leggi sconosciute all’industria cinematografica, ribaltando a proprio favore il rapporto con l’opera originale: dopo le magnificenze di Toy Story 3 – La grande fuga di Lee Unkrich, Cars 2 di John Lasseter e Brad Lewis replica e migliora, seppur di poco, Cars – Motori ruggenti, datato 2006 e firmato da Lasseter in co-regia con Joe Ranft [1]. La Pixar sembra conoscere i segreti de L’impero colpisce ancora.

Il taglio eccessivamente fanciullesco, l’esilità della struttura narrativa, gli schematismi didascalici e i limiti forse inevitabili del character design che Cars 2 eredita da Cars – Motori ruggenti non impediscono a Lasseter e Lewis di ravvivare le avventure delle vetture antropomorfe di Radiator Springs, spostando l’attenzione sul debole personaggio di Cricchetto, monocorde quanto Saetta McQueen, e architettando una spy-story che riecheggia ritmi e atmosfere à la James Bond, i qui pro quo de Il nostro agente all’Avana (1959) di Carol Reed e gli squisiti nonsense del live action disneyiano F.B.I. operazione gatto (1965), diretto da Robert Stevenson [2]. Allontanandosi da Radiator Springs, microscopica location in cui tutto e tutti erano oramai stati raccontati, Lasseter e Lewis trascinano personaggi e spettatori in un vortice di spostamenti, cambi di direzione, inseguimenti, equivoci e telefonati colpi di scena: allo stupore e alla sovrabbondanza visiva dell’originale, Cars 2 aggiunge la giocosità dell’intreccio e la spettacolarità delle sequenze action, non più ingabbiate in un circuito automobilistico. Superficiale e spettacolare, prevedibile e divertente, visivamente abbacinante ma lontano dalle invenzioni/intuizioni grafiche di opere come WALL-E (2008) di Andrew Stanton e Up (2009) di Pete Docter e Bob Peterson, Cars 2 è un gradevole divertissement, un passo felicemente (in)certo, giustamente accompagnato da un altro piccolo sequel, il più convincente cortometraggio d’apertura Vacanze hawaiane (Hawaiian Vacation) di Gary Rydstrom [3], che riporta sul grande schermo i personaggi della trilogia di Toy Story, con la coppia Ken e Barbie in primo piano. Anche nei corti la serialità non sembra un limite.

Cars 2 mette in mostra le potenzialità fotorealistiche della computer grafica della Pixar, l’equilibrato utilizzo del 3D che non abusa mai della tridimensionalità e la fluidità della macchina da presa virtuale orchestrata da Lasseter e Lewis [4]. Tecnica e arte che sorreggono un prodotto di passaggio, ottimo per il merchandising ma lontanissimo dai lunghi e poetici silenzi di WALL-E o dalle suggestioni nostalgiche di Up. L’impero della Pixar, sui cui il sole non tramonta oramai da più di un decennio, consolida il suo primato artistico anche con un’opera minore. Col sequel di un’opera minore.

Note
1. Ranft, compagno di studi di Lasseter e di Brad Bird alla CalArts, è deceduto in un incidente automobilistico nell’agosto del 2005.
2. Regista prolifico che ha segnato l’immaginario di molti giovani spettatori: ricordiamo quantomeno Pomi d’ottone e manici di scopa (1971), Un maggiolino tutto matto (1968), Il fantasma del pirata Barbanera (1968), Mary Poppins (1964), Un professore tra le nuvole (1961) e Zanna gialla (1957).
3. Apprezzato e pluripremiato sound designer (Terminator 2 – Il giorno del giudizio, Titanic, Salvate il soldato Ryan), Gary Rydstrom aveva già scritto e diretto per la Pixar il divertente cortometraggio Stu – Anche un alieno può sbagliare (Lifted, 2006).
4. Si veda, a parte una Tokyo scintillante, la resa visiva dell’immaginaria località italiana Porto Corsa.
Info
Il sito ufficiale di Cars 2.
Cars 2 su facebook.
Il trailer italiano di Cars 2.
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