Far East 2018
La ventesima edizione della kermesse friulana guarda con ancora maggiore insistenza dalle parti di Pechino, e il mandarino e il cantonese possono essere oramai considerate le lingue ufficiali del festival. Ciò detto il Far East 2018 mantiene il suo ruolo di grande mappatura dell’annata cinematografica in estremo oriente e sud-est asiatico.
La ventesima edizione del Far East Film Festival di Udine, presentata mercoledì, sembra guardare con sempre maggiore insistenza in direzione della Cina. Un percorso in parte obbligato, per un evento che vede le sue radici legate saldamente al rapporto con Hong Kong, ma che ovviamente segue con interesse le evoluzioni produttive del colosso cinese, presente al Far East 2018 nella sezione competitiva – che assegna il Gelso d’Oro attraverso il voto del pubblico: da sempre al FEFF è assente qualsiasi riferimento a un’eventuale giuria – con dieci titoli, ai quali si aggiungono due coproduzioni tra mainland e Hong Kong (gli attesissimi Operation Red Sea di Dante Lam e Our Time Will Come di Ann Hui), e solo due film interamente prodotti nella città-stato (il record negativo a Udine, con ogni probabilità). Se si considera che il festival ospita cinque titoli taiwanesi, che la diva Brigitte Lin sarà accompagnata da sei film in cui ha recitato nel corso degli anni – tra i quali lo strepitoso The Bride with White Hair di Ronny Yu, Dragon Inn di Raymond Lee e soprattutto Hong Kong Express di Wong Kar-wai –, che tra classici restaurati e info screening ci si ritrova tra le mani due titoli imperdibili come My Heart is That Eternal Rose di Patrick Tam e Throw Down di Johnnie To, e che il singaporiano Diamond Dogs di Gavin Lim è parlato in mandarino, è facile rendersi conto di come la tendenza del Far East si stia spostando in maniera percettibile in direzione di Pechino e Shanghai… [continua a leggere]