Dragon Trainer – Il mondo nascosto

Dragon Trainer – Il mondo nascosto

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Una delle saghe animate di maggior successo dell’ultimo decennio arriva con Dragon Trainer – Il mondo nascosto al suo ultimo (ipotetico) episodio. Un capitolo che nulla aggiunge o toglie a una trilogia nata già, di suo, col fiato corto.

Vita da draghi

Grazie al coraggio di Hiccup, uomini e draghi convivono ora, pacificamente, sull’isola di Berk. Il risultato raggiunto è tuttavia minacciato da un malvagio cacciatore di draghi, Grimmel: questi sfrutta un prezioso drago da lui rinvenuto, la Furia Bianca, per fargli fare da esca e attirare Hiccup e i suoi compagni in una trappola… [sinossi]

Con circa tre anni di ritardo (la sua uscita era prevista inizialmente per il 2016) la DreamWorks Animation porta nelle sale il terzo capitolo di una delle sue saghe di maggior successo dell’ultimo decennio. Un terzo episodio che al momento sembra essere anche l’ultimo, per il franchise di Dragon Trainer, ispirato ai romanzi di Cressida Cowell e da subito pensato, stando alle parole dei produttori, come probabile trilogia. Colpisce un po’ il ritardo produttivo nel progetto, almeno laddove si considerino le dichiarazioni ufficiali del regista Dean DeBlois, che avrebbe posticipato l’uscita allo scopo di avere una buona sceneggiatura. Colpisce non perché Dragon Trainer – Il mondo nascosto sia necessariamente scritto peggio dei suoi predecessori, ma perché ancora una volta l’esilità di trama sembra essere un dato di fatto, una componente quasi dichiarata, così come la voglia di battere territori già abbondantemente frequentati. La stessa DreamWorks, d’altronde (da poco oggetto di acquisizione da parte della Universal) sembra ormai aver abbandonato i propositi innovativi che caratterizzarono i suoi esordi, sedendosi su logiche seriali sicure e risapute. La tensione creativa che ancora caratterizza, pur con le sue contraddizioni, gli storici rivali della Pixar, qui sembra ormai spenta o dormiente. O forse trasferita, con progetti quali il Trollhunters di Guillermo Del Toro, sugli schermi di Netflix.

Sia quel che sia, questo Dragon Trainer – Il mondo nascosto conferma un po’ i limiti di una saga nata già (di suo) col fiato corto, capace poi di esaurire gradualmente il suo potenziale nei tre capitoli che la compongono. Una delle prime considerazioni che vengono da fare, a fine visione, riguarda il sostanziale “tradimento” di quanto promesso nel titolo: il mondo di cui si parla, quel territorio favoloso che dovrebbe accogliere tutti i draghi, ponendo fine alla faida con gli esseri umani, non è poi così nascosto; o, almeno, non lo è laddove si consideri la facilità con cui viene raggiunto (due volte) dai protagonisti.
Cosa ancor più importante, il regno favoloso non ha, nella trama, quella centralità narrativa che ci si aspetterebbe da un luogo evocato in un titolo: la sua rappresentazione è sfavillante e visivamente accattivante, in un tripudio di colori che cattura l’occhio (anche se il richiamo cromatico ad Avatar, che spesso fa capolino nei prodotti d’animazione più recenti, comincia ad essere stantio) ma non risulta granché funzionale per l’evolversi del racconto. E la considerazione, in fondo, può essere estesa senza difficoltà all’intero film, fatto di location digitali sontuose, di sequenze d’azione vivaci, di un ritmo che non registra quasi mai cedimenti: elementi sorretti tuttavia da un filo narrativo piuttosto esile, le cui già scarse potenzialità vengono poco o per nulla sviluppate.

Se l’idea di partenza, nell’ideale arco di formazione che caratterizza il protagonista lungo tutta la trilogia, era esplorarne qui la maturità (nonché il confronto con la responsabilità di governare una collettività di persone), il tema resta di fatto solo enunciato; un motivo presto soffocato dalle necessità di inserire robusti quantitativi di azione, e affiancato alla dialettica con un villain che brilla per inconsistenza. L’evoluzione dello stesso protagonista è schematica, a tappe forzate, incredibilmente affrettata malgrado l’ora e tre quarti di durata del film; più in generale, la sceneggiatura sembra poco interessata a esplorare l’evoluzione dei rapporti tra i vari personaggi umani, dopo il cambiamento “politico” del villaggio di Berk, concentrandosi sul tema più risaputo della convivenza tra uomini e draghi, già abbondantemente affrontato nei due capitoli precedenti.
È proprio questo fiato corto tematico, questo voler prolungare artificialmente una riflessione nata già vecchia (il confronto con la diversità, la tolleranza, la capacità di empatia che supera le apparenze) a costituire il limite strutturale del film, che finisce per cucirsi addosso un vestito troppo corto, già indossato (e in gran parte consumato) dai suoi due predecessori. Tra l’introduzione del tema del “distacco dal nido”, che stavolta coinvolge il drago Toothless/Sdentato, uno scontro con qualche forzatura narrativa (specie nella rievocazione della figura del padre del protagonista), e uno showdown sul cui esito si hanno ben pochi dubbi, il film giunge al suo funzionale e risaputo epilogo.

Probabilmente funzionerà altrettanto bene quanto i suoi predecessori, questo Dragon Trainer – Il mondo nascosto, che certo non difetta di appeal e (complice la diluizione temporale dei tre episodi – 2010, 2014 e 2019) non soffrirà dell’effetto-saturazione che ha ridotto il potenziale commerciale di altre, ben più corpose saghe animate (si veda il caso de L’era glaciale, della rivale Blue Sky). La stessa conclusione della vicenda lascia ben pochi dubbi sulle intenzioni dei produttori di chiudere un cerchio, o quantomeno di mettere il punto su una prima, ipotetica fase del franchise; pur laddove questo trovasse una sua continuazione (e non è garantito) si tratterebbe forzatamente di un nuovo avvio. Comunque la si voglia vedere, almeno da questo punto di vista, una piccola nota positiva.

Info
Il trailer di Dragon Trainer – Il mondo nascosto.
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