Far East 2019
Alla ventunesima edizione il Far East 2019 certifica una volta di più il suo ruolo centrale all’interno del microcosmo festivaliero, permettendo uno sguardo a trecentosessanta gradi sulla produzione asiatica contemporanea.
Il Far East Film Festival di Udine soffia sulla torta con ventuno candeline. Un evento di non secondaria importanza e che ha del miracoloso se si torna con la mente agli esordi, quando sul finire degli anni Novanta la città friulana si trasformò nell’epicentro creativo e ricettivo di un insieme di culture. Partendo dalla Hong Kong in pieno handover per approdare in Giappone, Corea del Sud (e del Nord, in un’occasione), Cina, Taiwan; e poi ancora Thailandia, Filippine, Indonesia, Cambogia, Vietnam, Malaysia… Il Far East 2019 dunque non fa che confermare il ruolo centrale, quasi totemico sotto un certo punto di vista, assunto e svolto da una realtà festivaliera viva, in perenne movimento, mai bloccatasi sulle proprie convinzioni ma anche in grado di mantenere un’identità forte, quell’identità che spinge dopo oltre due decenni frotte di cultori della materia, appassionati cinefili e semplici curiosi ad attraversare l’Italia per raggiungere il suo limite orientale. Il far east, a ben vedere. Sempre sotto l’egida del Centro Espressioni Cinematografiche, e con lo sguardo attento di Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, che sono partiti da una rassegna sul cinema hongkonghese per iniziare una scalata laterale al sistema cinematografico nazionale, fino a fondare Tucker, casa di distribuzione e produzione che cerca – esattamente come il festival – di allargare la visuale. È affascinante che nel giorno in cui per la prima volta viene mostrata la ricostruzione fotografica di un buco nero sia stato presentato il programma di una kermesse che da ventuno edizioni si lancia senza protezioni in un buco nero dell’immaginario, per scoprirne la stupefacente molteplicità dei colori. [continua a leggere]