Twin Peaks – Ep. 15

Twin Peaks – Ep. 15

di

L’addio alla ‘Log Lady’ si consuma in uno dei passaggi più intensi e commoventi di una serie che, tra un’immersione nell’incubo e l’altra, continua a rappresentare un continuo colpo al cuore; c’è anche l’addio a Bowie, ma fuori campo e “fuori voce”. Tra disperata ricerca di quell’happy end che è sempre stato il sogno ultimo di Lynch, e cadute nel baratro della follia e della paranoia, Twin Peaks corre a fari accesi nella notte sulla linea di mezzeria, come il doppelganger di Cooper.

Un negozio conveniente

Dopo il suo incontro con il dottor Jacoby, Nadine si incontra con Ed e lo lascia libero di fidanzarsi con Norma. Norma decide di rinunciare alla sua quota nella catena di diner Double R e si bacia con Ed. Il doppelgänger di Cooper arriva al Convenience store, dove chiede a Phillip Jeffries, che compare sottoforma di uno strano macchinario, il perché dietro il suo tentato assassinio e chi sia Judy. Jeffries gli risponde che lui conosce già Judy e gli dà delle coordinate. Uscito dal mini-market, il doppelgänger viene assalito da Richard Horne, che lo ritiene essere il vero Cooper, ma il doppelgänger lo disarma e gli ordina di seguirlo. Nascosti nel bosco, Gersten tenta di consolare Steven, che vorrebbe uccidersi, ma quando un passante li vede Gersten fugge e sente solo uno sparo di pistola… [sinossi]

Il termine convenience store non ha una traduzione realmente attendibile in italiano; sta a indicare in maniera generica quei negozietti che negli Stati Uniti – e per esportazione in moltissimi altri paesi in giro per il mondo, e oramai anche in Italia – vendono un po’ di tutto, dalle bevande agli attrezzi per le riparazioni in bagno, e che sono aperti praticamente in continuazione. Nel terzo episodio della prima stagione di Twin Peaks MIKE appare in sogno all’agente Cooper recitandogli l’oscura nenia “fuoco cammina con me”, per poi aggiungere “We lived among the people. I think you say, convenience store”. In italiano il riferimento reale a quel tipo di negozi si perde in un anonimo, per quanto non privo di malioso fascino, “Noi viviamo tra la gente, tu lo chiameresti un negozio conveniente”; una traduzione che rende pressoché incomprensibile il successivo “Noi ci viviamo sopra, proprio così com’è, come lo vedi tu”. In inglese, invece, quel “We lived above it” rappresenta un luogo fisico. Il male alberga in un luogo fisico, il più quotidiano e banale dei luoghi. Un convenience store. Successivamente, in Fuoco cammina con me, è il redivivo – si fa per dire – Phillip Jeffries a spiegare a Gordon Cole, Albert Rosenfield e Dale Cooper dove ha trascorso i suoi due anni di assenza dal servizio: “It was a convenience store”. Lì, in mezzo ai woodsman, alla signora Tremond e nipote, al braccio e ovviamente a BOB, Jeffries ha trascorso del tempo. Al secondo piano di un negozietto. Lo stesso negozio, non è neanche il caso di specificarlo, con annessa pompa di benzina infestato dai boscaioli e apparso già nell’episodio otto. Lì, al secondo piano del Dutchman’s, il doppelganger di Cooper riesce finalmente a parlare con Jeffries, non più incarnato ma ridotto a sola voce – non quella di David Bowie, per tragici motivi fin troppo facili da comprendere.
Si riparte dunque dal “negozio conveniente”, per provare a descrivere un orrore che più incalzano gli episodi più si fa sfuggente; anche Diane vi è stata portata da Coop, dopo che questi l’ha violentata, e il solo ricordo le provoca un terrore infinito. Ma Diane è corporea? Esiste davvero o è un tulpa, l’entità incorporea creata grazie alla meditazione dei monaci buddisti? Si torna di nuovo a Twin Peaks, non solo perché tutto deve finire là dove un tempo, poco meno di trenta anni fa, era iniziato, ma anche perché in questo finale – dolorosissimo, straziante e in grado di rapire gli occhi come non mai – in maniera sempre più chiara si avverte come quel labile funicello che intrecciava questa serie con la precedente sia in realtà una robusta fune. Si torna dunque con la mente alla “lezione di meditazione” che Dale Cooper impartì agli uomini dello sceriffo per spiegar loro per quale motivo fosse da prendere in seria considerazione l’interpretazione di un sogno. Si torna a Twin Peaks per dare una fine (ogni volta che questo termine viene utilizzato nel corso della lettura dei singoli episodi mette in mostra tutta la propria beffarda essenza) a ciò che era cominciato, con l’omicidio di Laura Palmer e ancora prima, con quello di Theresa Banks e indietro nel tempo con l’avvio del progetto “Blue Rose” fino all’esplosione della bomba atomica, detonazione durante la quale nacque un’entità maligna (BOB) e per contrapposizione venne ideata una sua naturale antagonista (Laura).

La fine, per Twin Peaks, significa anche dover dare conclusione ad alcune – non tutte, come sarebbe anche sciocco pretendere – delle sottotrame sviluppate nel corso delle puntate: ecco dunque una baldanzosa Nadine, armata di badile dorato, raggiungere il suo Ed per “liberarlo” dal giogo della loro relazione, ed ecco l’uomo dichiarare una volta di più il suo amore a Norma, che lo accoglie con un bacio. Le montagne attorno alla cittadina non sono mai state così radiose… Svolto il compito, l’episodio piomba di nuovo nell’oscurità, nella notte senza luna e senza luci in cui si muove Cooper, in viaggio verso il già citato “convenience store”, dove trova qualche risposta – chissà – e anche il figlio di Audrey Horne, Richard, che viene tirato a bordo dal doppelganger. C’è anche spazio per l’instabile Steven, già visto insieme al personaggio interpretato da Amanda Seyfried: è con la sorella minore di Donna Hayward, nel mezzo dei boschi che circondano Twin Peaks. Ha con sé una pistola, e vuole togliersi la vita. “Vieni con me?”, chiede con paradossale dolcezza alla donna, che rifiuta. La meglio gioventù di Twin Peaks va sottoterra, o forse in una loggia, in una dimensione parallela in cui tutto si rigenera, nei modi più impensabili. Ma non solo i giovani muoiono…
La morte nella “vita reale” di Catherine Coulson, già omaggiata al termine dei primi due episodi (insieme a quella, più antica nel tempo, di Frank Silva), torna preponderante nella quindicesima parte: Margaret Lanterman, nota ai più come la “signora Ceppo”, telefona per l’ultima volta a Hawk, il vicesceriffo di Twin Peaks. “Sto morendo”. Di tutti gli addii che la finzione ha dato agli attori in scena – a partire da Miguel Ferrer, ovviamente – quello alla log lady è il più doloroso, il meno accettabile. Personaggio di collegamento tra i mondi, in contatto tra loro attraverso un ceppo di legno, Margaret è stata fin dal primo episodio un’aliena, impossibile da collocare in un luogo o in un tempo precisi eppure così materiale, umana, vera; amica tra le più care di Lynch, Coulson lascia anche la serie, e si eclissa. Con lei, in una maniera difficile da spiegare a parole, muore anche una parte della serie. Sopravvive però il compianto della memoria, l’accorato bisogno di ritrovare l’umano al di fuori delle logiche dell’umano, la serena constatazione che tutto si rivolgerà ancora. “Tu conosci la morte, è solo un cambiamento, non una fine”, afferma Margaret, o forse Catherine. “C’è solo un po’ di paura, un po’ di paura nel lasciarsi andare”, aggiunge. Chi ancora si ostina a vedere in Twin Peaks solo la luna crescente del perturbante, non potrà in ogni caso non cedere di fronte al dolcissimo commiato che Lynch concede a una donna, e al personaggio che ha interpretato. Il fatto che l’episodio sia dedicato non a Coulson, ma stavolta a Margaret Lanterman, è la conferma di un duplice percorso, umano e intellettuale, materiale e immaginifico, un nastro leggibile come sempre in Lynch da entrambi i lati.

Nel frattempo, nella casa dalla porta rossa a Las Vegas, Douglas Jones si imbatte in televisione nel passaggio di Sunset Boulevard nel quale Cecil B. DeMille recita la battuta “Get Gordon Cole”; il nome del suo passato superiore, quando ancora era “il buon Dale” e lavorava nell’FBI, lo sconvolge, forse persino lo ridesta. Ritrova l’elettricità, l’energia che scorre, e la mette in moto. In moto vorrebbe mettersi, alla volta del Roadhouse Bang Bang, anche Audrey, ancora ingabbiata in casa con il marito, in un non-luogo atemporale che tanti dubbi può legittimamente far sorgere su questo particolare segmento, sempre più staccato dal resto della trama eppure invadente, proprio come i concerti che in maniera rituale chiudono ogni singolo episodio, avvolti in quell’aura violacea che straripa dal reale per sprofondare nell’onirico. Ma sono dettagli e ci sarà tempo per svolgerli e svilupparli nella mente (e sullo schermo). Stavolta resta solo quell’immagine fragile e addolorata di Catherine Coulson, e la reazione di Lucy alla notizia della sua morte nella stanza dello sceriffo dove tutti sono stati convocati da Hawk. C’è solo un po’ di paura, un po’ di paura nel lasciarsi andare. Ciao, signora Ceppo. Non è una fine.

Info
La sigla della nuova serie di Twin Peaks.
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-01.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-02.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-03.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-04.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-05.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-06.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-07.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-08.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-09.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-10.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-11.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-12.jpg
  • twin-peaks-ep-15-2017-david-lynch-13.jpg

Articoli correlati

Array
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 14

    di Siamo come il sognatore, che sogna e poi vive dentro al suo sogno. Ma chi è il sognatore? Twin Peaks prosegue verso la sua inevitabile fine, sempre che questo termine abbia un reale senso, e lo fa attraversando un episodio che è visione del nucleo.
  • Altrevisioni

    Twin Peaks – Ep. 13

    di James Hurley suona la canzone che scrisse per Laura e Donna al Roadhouse; nei suoi occhi c'è ancora la Twin Peaks di quando era un ragazzo, la stessa che si riflette negli occhi di Shelley Johnson, e nell'isteria di Audrey Horne. Non c'è rifugio neanche a casa.
  • Altrevisioni

    Twin Peaks – Ep. 12

    di Tutti gli spettatori aspettano la svolta decisiva alle indagini dell'FBI e della polizia di Twin Peaks, ma Lynch e Frost vanno fuori pista per raccontare l'intimo dolore dei propri personaggi, e la ricerca di una tenerezza forse impossbile.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 11

    di I figli ripetono gli errori dei genitori, incapaci di interrompere una linea continua, la tensione verso l'oscuro che attira anche Gordon Cole, in quel vortice di orrore e mistero che tutto sovrasta e avvolge. David Lynch, le sue ossessioni e le sue memorie.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 10

    di Mentre Janey-E Jones (ri)scopre le qualità virili del marito Dougie, il male si aggira per le strade di Twin Peaks, veicolato dall'incontrollabile Richard Horne. Un continuo campo-controcampo tra tragedia e farsa, tra orrore e commedia.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 9

    di Twin Peaks torna dopo la pausa per i festeggiamenti del 4 luglio e dopo l'episodio numero otto, che ha sconvolto la prassi seriale proponendo una discesa negli abissi della visione, fino all'origine dello sguardo, e del male.
  • Cult

    Cuore selvaggio

    di Nel bel mezzo della lavorazione di Twin Peaks David Lynch estrae dal cappello Cuore selvaggio, traendolo da un romanzo di Barry Gifford. Un'opera deflagrante, sudata, umorale e priva di freni inibitori, che scava in profondità nelle ossessioni del regista.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 8

    di Tra non-morte e imitazione della vita l'ottavo episodio di Twin Peaks si lancia nella messa in scena della genesi del male nel Ventesimo Secolo. David Lynch firma uno schizzo sperimentale di poco meno di un'ora, oltrepassando qualsiasi confine del piccolo schermo.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 7

    di Tutti a Twin Peaks iniziano a 'ricordare', come se stessero uscendo dallo stesso coma in cui piombò (così si dice) Audrey Horne, uno dei personaggi che ancora tardano a ritornare in scena. Intanto il Cooper "cattivo" ritrova la libertà...
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 6

    di Il sesto episodio di Twin Peaks marca il confine 'affettivo' del cinema di David Lynch, con l'apparizione di alcuni attori-feticcio del regista, da Laura Dern a Harry Dean Stanton, fino a Balthazar Getty. Prosegue intanto il viaggio nel corpo-non-corpo di Dougie Jones.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 5

    di Il quinto episodio di Twin Peaks, il primo a essere mandato in onda “spaiato”, palesa uno dei tratti essenziali di questa come della serie "originale": la scrittura di Mark Frost, anello di congiunzione tra l'immaginario di David Lynch e le necessità televisive.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks – Ep. 3 & 4

    di Il blocco che contiene terzo e quarto episodio di Twin peaks inizia con una dichiarazione d'intenti autoriale di David Lynch, un flusso onirico d'immagini che sfonda la norma e ne restituisce una forma inedita; ma è anche l'ingresso nel racconto...
  • Cannes 2017

    Twin Peaks – Ep. 1 & 2

    di Si torna a Twin Peaks. Per viaggiare a New York, nel Sud Dakota, a Las Vegas. Si torna a Twin Peaks, e alla Loggia Nera. Ci si risveglia dopo venticinque anni, con il gigante, Mike e Laura Palmer al fianco. C'è ancora il buon Dale Cooper, ma anche il suo doppelganger libero di muoversi nel mondo "reale". Bentornato, David Lynch!
  • Cult

    Fuoco cammina con me

    di Fuoco cammina con me, braccio estendibile di Twin Peaks, è il film con cui si apre in maniera ufficiale l'incomprensione tra David Lynch e parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Una limpida dichiarazione di poetica visionaria.
  • AltreVisioni

    Twin Peaks

    di , , , , , , , , , , , , , In attesa che venga trasmessa la terza stagione, Twin Peaks rimane una delle più clamorose demitizzazioni dell'idea stessa di serialità televisiva...
  • Classici

    Velluto blu RecensioneVelluto blu

    di A trent'anni di distanza il capolavoro di David Lynch emerge dalle nebbie del tempo più sfavillante che mai, esempio di revisione del classico che ha ben pochi eguali nella storia di Hollywood.
  • Documentari

    David Lynch: The Art Life

    di , , Tre registi hanno seguito David Lynch, riprendendolo al lavoro e ascoltando le narrazioni sulla sua vita, negli anni che anticiparono Eraserhead. Tra i documentari di Venezia Classici.
  • Cult

    Eraserhead - La mente che cancella RecensioneEraserhead – La mente che cancella

    di Apparso come midnight movie in alcune sale statunitensi nel 1977, Eraserhead è un oggetto difficile da classificare, e ancor meno semplice da maneggiare, ma penetra sottopelle nell'arco di pochi minuti, senza più abbandonare l'epidermide
  • Blu-ray

    Strade perdute

    di In blu-ray per la Koch Media una tra le creature meno comprese e amate partorite dalla mente di David Lynch. Un'occasione per riscoprire un gioiello degli anni Novanta.
  • DVD

    Eraserhead

    di L'esordio al lungometraggio di David Lynch, oggetto di culto per milioni di cinefili, torna in dvd grazie alla RaroVideo.
  • Video

    The Alphabet

    di Quando porta a termine questo corto David Lynch ha solo ventidue anni. Ne viene fuori un bizzarro oggetto d'avanguardia, che gioca con la fiaba nera.
  • Archivio

    INLAND EMPIRE

    di L'ennesimo capolavoro partorito dalla mente di David Lynch. Un viaggio nel sogno/incubo del cinema, senza via d'uscita alcuna.
  • Saggi

    Il sogno nel cinema di David LynchIl sogno in Lynch. Una fine?

    Giungere alla fine di un viaggio, per quanto breve, episodico e incompleto, non è possibile quando si affronta il cinema di David Lynch. Un cinema alla perenne ricerca della (con)fusione tra realtà e parentesi onirica.
  • Saggi

    Un cerchio che si chiude: Lynch e MoebiusUn cerchio che si chiude: Lynch e Moebius

    La ciclicità insita nella figura geometrica detta Nastro di Moebius permette di cogliere la centralità di un'opera come Lost Highway, spesso considerata minore dalla maggior parte della critica e di fatto non compresa.
  • Saggi

    David Lynch. La memoria americana e la cultura popolareDavid Lynch. La memoria americana

    David Lynch trasporta sul grande e sul piccolo schermo un cinema dell’inesprimibile che prende corpo nell’ovvietà delle situazioni, passaggio onirico che non interpreta un ruolo antitetico alla realtà.
  • Saggi

    David Lynch. L'incubo industriale e la serialitàDavid Lynch. L’incubo industriale e la serialità

    All’elemento industriale, anima dello stridore e del disturbo, si affianca la fascinazione di Lynch per la serialità: l’atmosfera lynchiana, più volte celebrata all’alba del nuovo millennio, si fonda sulla reiterazione di oggetti e luoghi.
  • Saggi

    David Lynch, un alchimista intrappolato nel sognoDavid Lynch, un alchimista intrappolato nel sogno

    Il cinema di David Lynch, fra le esperienza autoriali più ammalianti e stratificate degli ultimi trent'anni, si muove nella sottile linea di demarcazione che divide l'avanguardia dal popolare.
  • Archivio

    Mulholland Drive RecensioneMulholland Drive

    di Con Mulholland Drive David Lynch decompone tutti gli elementi narrativi del suo cinema, e del cinema tour court, per celebrarlo con un magnifico epitaffio.