The Marvels

The Marvels

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Secondo capitolo dedicato al personaggio di Captain Marvel, The Marvels conferma la crisi, serpeggiante da anni, del sistema del MCU, che per rinvigorirsi avrebbe bisogno di ben che di questo 33esimo film a firma di Nia DaCosta.

No grazie, zia

Carol Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria identità dai tirannici Kree e si è vendicata della Suprema Intelligenza. Ma quando scopre un wormhole anomalo collegato a una  pericolosa comandante Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli  della  nipote di  Carol, il capitano Monica Rambeau,  diventata ora  un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e  imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo. [sinossi]

Fino a pochi anni fa le serie-tv della Marvel rappresentavano un prolungamento domestico del piacere narrativo e visivo generato dai lungometraggi per la sala. Oggi, sembra che questa dinamica si sia del tutto capovolta. Già da tempo personaggi apparsi nelle serie hanno fatto capolino nei mid-credits e post-credits dei film MCU, come amo gettato per i fan più avvezzi alle frequentazioni cross-mediali, ma adesso, di fatto, vedere un film Marvel al cinema sembra richiedere preventivamente plurime visioni seriali domestiche, necessarie a garantire il massimo godimento spettatoriale. La sala, dunque, sta diventando l’ancella della piattaforma o, peggio, una sua propaggine pubblicitaria. E la visione di un prodotto come The Marvels non può che confermare il terribile sospetto di essere di fronte a un costoso, e non sontuoso, spot per l’abbonamento alla piattaforma Disney+.

Il grande schermo infatti avrebbe bisogno di ben altro che di questo 33esimo capitolo cinematografico del Marvel Cinematic Universe, a firma di Nia DaCosta (Candyman, Little Woods), per far risorgere il sistema ai suoi antichi e rimpianti splendori, quelli di cui non si ha più traccia dopo la chiusura della saga degli Avengers.

Secondo capitolo dedicato al personaggio di Captain Marvel, The Marvels affianca all’eroina incarnata da Brie Larson due compagne d’avventura: la nipote acquisita, e ora cresciuta, Monica Rambeau (Teyonah Parris), apparsa nei fumetti nel lontano 1982, ma nota agli abbonati Disney+ per la sua presenza in WandaVision, e l’adolescente Kamala Khan (Iman Vellani) presente nei fumetti dal 2013, ma nota, sempre agli abbonati, in quanto protagonista della serie Ms. Marvel.

Il racconto in The Marvels, si innesca quando la villan di turno, la nuova sovrana dei Kree Dar-Benn (Zare Ashton), rinviene un prezioso bracciale i cui poteri potrebbero restituire al suo popolo ossigeno, acqua e sole, cose che hanno perduto proprio a causa dell’intervento di Captain Marvel nel primo capitolo della saga. L’energia del bracciale causa però una falla nel reticolo spazio-temporale, il cui effetto immediato è uno switch incontrollato tra le tre eroine di cui sopra che, ritrovandosi ripetutamente l’una al posto dell’altra, dovranno fare squadra in fretta per risolvere il problema, e poi fermare Dar-Benn.

Due questioni dovrebbero poi rinfocolare la tensione narrativa: Kamala possiede un bracciale gemello a quello della guerriera Kree, che naturalmente lo brama, mentre Monica detesta la zia adottiva, perché l’ha abbandonata proprio nel momento del bisogno, ovvero alla morte della madre. Ma in ossequio alla nuova tendenza disneyana, che non vuole turbare troppo il target infantile e teen di riferimento, ecco che Kamala non sarà mai realmente in pericolo (o lo sarà per un breve lasso di tempo) per via del monile, mentre Monica ci metterà assai poco a riappacificarsi con la zia e mettersi al servizio della causa. Quanto alle tre protagoniste, la loro caratterizzazione è a dir poco tagliata con l’accetta: assai seriosa Captain Marvel, in fondo dispiaciuta per aver tolto aria, sole e acqua ai Kree; impegnata, rancorosa e volitiva Monica Rambeau; petulante come solo un’adolescente americana può essere Kamala. Mentre Fury (Samuel L. Jackson), lui sta sempre su un’astronave seduto al telefono (o quello che sia) con le tre eroine, relegato in una staticità che lo fa sembrare più un nonno pensionato che un comandante.

Le scene distensive sono poi affidate a interventi in stile musical discutibili, specie quelli degli alieni canterini, i fastidiosissimi e cacofonici abitanti del pianeta Alana, va decisamente meglio quando ci si affida ai gattini pelosetti, un’interessante sequenza di animazione accompagna poi la presentazione del personaggio di Kamala, peccato che sia posizionata, necessariamente, all’inizio del film. Divertenti, e dal chiaro orientamento “family”, sono gli interventi di padre, madre e fratello maggiore della ragazzina, le cui origini americo-pakistane apportano al film un po’ di brio, giocando al confine con i cliché del caso.

Multietnicità, girl power, e una cattiva che in fondo ha dannatamente ragione (come dar torto, d’altronde, anche al perfido Thanos?) completano gli ingredienti di un capitolo del franchise marvelliano che di fatto somiglia, almeno nello scheletro essenziale, a tutti gli altri recenti episodi, e pertanto non appare per nulla necessario. Se mettiamo insieme, infatti, i capitoli della fase quattro dell’MCU, potremmo fare un unico lungometraggio con i medesimi, funzionali, ingredienti.

Quanto alla regia, DaCosta fa il minimo sforzo, ottenendo un risultato “medio”. Per cui ecco che per lo switch la soluzione migliore è rispolverare qua e là lo split screen, un paio di combattimenti coreografati discretamente vengono risolti poi maniera poco convincente (basta far intervenire il gatto Goose, e tutto il resto passa inosservato), gli effetti speciali illuminano un po’ la scena (graziosi quelli attribuiti ai poteri di Kamala), e la musica spalmata nei punti giusti fa il resto. Resusciterebbe qualsiasi scena fiacca d’altronde Intergalactic dei Beastie Boys, che riporta alla mente però quanto fosse assai più accattivante la playlist anni ’90 che caratterizzava Captain Marvel, film in cui l’effetto nostalgia costituiva tra l’altro un ottimo gancio per un pubblico più smaliziato.

Sì, belli i costumi e gli effetti speciali, ma no, non basta, come vorrebbe farci credere il film, qualcosa di “lucente e misterioso” a catturare davvero la nostra attenzione. Nè la durata contenuta ci consola del tempo perduto in questa futile visione, ancor meno le comparsate finali e quelle nel mid-credits, godibili a chi ha Disney+. Inutile poi attendere la fine dei titoli di coda. Dopo non c’è niente. E tra l’altro immaginare che quanto visto in The Marvels possa fare parte di “qualcosa di più grande” è davvero difficile, se non angosciante.

The Marvels conferma infatti tristemente la crisi del sistema del MCU, che sembra sopravvivere in un prolungato ripiegamento su se stesso, si spreme le meningi, ma non ha più idee, la sua agonia è prolungata da innesti crossmediali (specie dalle serie-tv), ma sono ammiccamenti senza più feticci, dato che il suo pantheon di supereroi è defunto da tempo.

Info
Il trailer di The Marvels.

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