Cannes 2012
Dal 16 al 27 maggio, sulla Croisette, il Festival di Cannes 2012: Haneke, Mungiu, Carax, Garrone, Loznitsa, Reygadas, Anderson, Cronenber, Dominik, Dolan, Miike, Seidl, Resnais, Wakamatsu, Bertolucci…
E anche la sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes è andata. E noi siamo sopravvissuti. La vita festivaliera è una dimensione altra rispetto alla vita reale: è una questione di ritmo, di intensità, di stanchezza e di adrenalina. E di visione d’insieme, giusta o sbagliata che sia.
Finita Cannes 2012, cerchiamo come sempre di tracciare un bilancio, di capire cosa resterà tra qualche mese o tra qualche anno. Proviamo a partire dai premi: la Palma d’oro a Amour di Michael Haneke era scritta nelle stelle, chiara a (quasi) tutti dopo la prima proiezione. L’unico ostacolo, al limite, poteva essere Moretti, non esattamente un fan del cinema del regista austriaco. Forse altre scelte sarebbero state più coraggiose, meno scontate, come Beyond the Hills di Cristian Mungiu, comunque premiato per la sceneggiatura e la miglior interpretazione femminile (Cosmina Stratan e Cristina Flutur). Questioni di lana caprina, in fin dei conti.
Lontanissimi dalla Palma d’oro e tornati a casa a mani vuote, invece, In the Fog di Sergei Loznitsa e Holy Motors di Leos Carax, pellicole accolte con un certo entusiasmo dalla stampa. Premi invece per Reality di Matteo Garrone e The Angels’ Share di Ken Loach. Loznitsa/Carax/Garrone/Loach: la conferma di un autore rigoroso, il ritorno di un visionario, il mezzo passo falso di una della poche stelle italiane, la stanchezza di un vecchio combattente. Tra qualche mese, tra qualche anno, sarà indubbiamente interessante capire cosa resterà di The Angels’ Share e cosa si dirà (adesso, proprio in queste ore, molti stanno saltando sul carro del vincitore) del film di Garrone, ricco di suggestioni ma complessivamente sotto le attese. Invece, sperando che Carax non sparisca nuovamente, siamo abbastanza sicuri dei futuri successi di Loznitsa… [continua a leggere]