Rotterdam 2016
Come ogni anno, anche il Festival di Rotterdam 2016 riserva grande spazio alle retrospettive. A partire da quella su Masao Adachi, regista e sceneggiatore di Oshima e Wakamatsu, dalla storia tormentata per il suo coinvolgimento nella guerriglia palestinese; corposa si preannuncia anche quella sul cineasta sperimentale Pere Portabella e sulla scuola di Barcellona. Un omaggio è tributato anche al nostro Claudio Caligari…
Arrivato alla quarantacinquesima edizione, l’International Film Festival Rotterdam ha ora un nuovo direttore, Bero Beyer. La formula del festival rimane sostanzialmente la stessa, con alcune varianti. Le sezioni del festival sono ora quattro. C’è quella dedicata ai giovani autori, Bright Future, all’interno della quale è stato inserito il concorso, l’Hivos Tiger Awards Competiton, che vede in lizza otto giovani filmmaker di tutto il mondo. La sezione dedicata invece ai cineasti più affermati, che da quest’anno si chiama Voices, si vedranno per esempio Sayonara di Koji Fukada, il film giapponese con Irene Jacob che racconta, di un futuro postapocalittico, l’amicizia tra una malata terminale e una cyborg, Chaotic Love Poems, nuova opera di Garin Nugroho, una storia d’amore ispirata a Shakespeare, che si dipana per tre decadi, Chauthi koot (The Fourth Direction), il nuovo lavoro di Gurvinder Singh, ambientato durante il conflitto tra i separatisti Sikh e l’esercito indiano nei primi anni ottanta. Come sempre Rotterdam offre una quantità sterminata di film, anche in virtù del fatto che resta uno dei pochi grandi festival a non avere il vincolo dell’opera inedita.
Come ogni anno, anche il Festival di Rotterdam 2016 riserva grande spazio ai Deep Focus, vale a dire alle retrospettive. A partire da quella su Masao Adachi, regista e sceneggiatore di Oshima e Wakamatsu, dalla storia tormentata per il suo coinvolgimento nella guerriglia palestinese; corposa si preannuncia anche quella sul cineasta sperimentale Pere Portabella e sulla scuola di Barcellona. Un omaggio è tributato anche al nostro Claudio Caligari. Nella sezione Signatures vedremo invece le nuove opere dei registi veterani del festival, come Malgré la nuit di Phlippe Grandieux o Simulacrum Tremendum di Khavn.
E sfogliando il ricco catalogo a caratteri microscopici, che potrebbe usare un oculista per i test della vista, troviamo anche una masterclass di Loznitsa, o il piccolo focus Nippon Neo-Noir tra i cui titoli spicca Gonin Saga di Takashi Ishii. Insomma per i cinefili sarà ancora un orgasmo da Rotterdam.