Cannes 2024
Perfettamente in linea con la solita inarrivabile grandeur, il Festival di Cannes 2024 schiera i suoi autori, vecchi e nuovi, in formazione compatta. Non c’è tutto, ma quasi. Da Coppola a Lanthimos, da Gomes a Loznitsa, l’impressione è sempre la stessa: la stagione dei festival si apre a Cannes, gli altri a seguire. Un risultato – discutibile, indubbiamente imperfetto, lontano dalla dimensione utile ai film e agli accreditati – figlio della continuità politica, gestionale, culturale. La vetrina di una grande industria cinematografica.
Megalopolis. Certo. Ovvio. Il film di Francis Ford Coppola è (forse) il titolo più atteso del Festival di Cannes 2024. Poi, volendo fare un’inutile classifica di pre-gradimento, spiccano Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos e The Shrouds di David Cronenberg. Con tre soli film abbiamo già in zona red carpet Adam Driver, Emma Stone, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Dustin Hoffman, Laurence Fishburne, Vincent Cassel, Guy Pearce e Shia LaBeouf, tanto per citarne alcuni. Però, a dire la verità, del red carpet ci interessa poco, anzi zero. E allora a essere per noi attesissimi, in area concorso, sono anche i meno glamour Grand Tour di Miguel Gomes e Caught by the Tides di Jia Zhangke, indubbiamente in buona compagnia: Sean Baker (Anora), Andrea Arnold (Bird), Kirill Serebrennikov (Limonov: The Ballad), Mohammad Rasoulof (Dāne-ye anjīr-e moqaddas)… e via via, fino a Sorrentino (Parthenope), Jacques Audiard (Emilia Pèrez) e – nonostante la sua recentissima operazione antipatia col necrologio su Corman – Oh, Canada di Paul Schrader.
Insomma, il concorso è denso, promettente, intercetta nomi prevedibilmente cannensi ma indubbiamente interessanti – quantomeno nelle premesse, poi si vedrà. La vera nota lieta del Festival di Cannes 2024, come sempre abnorme nei numeri (un limite, non un pregio), è forse al di là del concorso. No, non tanto o non solo nel mare magnun di Fuori concorso… [continua a leggere]