Venezia 2014
Per due settimane, a cavallo di settembre, il Lido si popola di film, registi e attori: tutte le nostre recensioni e gli articoli da Venezia 2014.
Il gioco delle conferenze stampa prefestivaliere, si sa, rappresenta uno dei circoli viziosi in cui il popolo cinefilo ama perdersi, lasciandosi cullare dalle suggestioni di titoli e autori da sempre amati. È il gioco del chissà come sarà, in cui si grida al capolavoro preventivo o ci si lascia andare a bocciature senza appello di film che nessuno, al di là della stretta cerchia di osservatori e selezionatori, ha ancora avuto modo di vedere. A prima vista si potrebbe dunque ritenere sterile tentare un ragionamento sulla selezione che approfondisca le epidermiche reazioni scaturite dalla lettura della lista che andrà a comporre il programma ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2014, settantunesima edizione, la terza dal ritorno nelle vesti di direttore di Alberto Barbera. Eppure, nell’intrico di titoli provenienti da ogni dove, si può forse rintracciare non solo un’idea di cinema – già peraltro evidenziata nelle due passate edizioni – ma anche la posizione che la Mostra veneziana sta occupando nello scacchiere festivaliero internazionale.
Sarebbe ingenuo, infatti, interpretare le scelte del comitato di selezione capitanato da colui che è anche (ancora) direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino senza gettare un occhio ai programmi di Locarno e Toronto, alle anticipazioni del New York Film Festival, di San Sebastián, di Tokyo. La sfida della Venezia di Barbera non sembra più protesa verso la competizione con Cannes – a cui dovrebbe naturalmente aspirare, e che nell’ultimo decennio aveva vissuto una renaissance salvifica – ma piuttosto appare indugiare con lo sguardo in direzione di un arroccamento su posizioni di difesa. Perseguendo in un cammino intrapreso con decisione fin dal 2012, la Mostra preferisce puntare sui nomi consolidati, magari perdendo per strada alcuni dei titoli più pregiati in circolazione (impossibile fare a meno di notare la scelta newyorchese di David Fincher e soprattutto Paul Thomas Anderson, un regista che a Venezia aveva trovato ospitalità con The Master appena due anni fa, al di là delle supposte decisioni della distribuzione internazionale legate al marketing) ma circondandosi di fedelissimi. [continua a leggere]